Dall'11 al 18 aprile presso lo Spazio Oberdan la Fondazione Cineteca Italiana organizza un omaggio al regista di "Carol"
La programmazione della Fondazione Cineteca Italiana, che ogni mese – tra le altre cose – prevede retrospettive, omaggi e incontri con professionisti del cinema, è un gioiello prezioso per la vita culturale milanese. Oltre a ricordare grandi cineasti del passato è infatti un ottimo modo per conoscere il cinema contemporaneo e non è un caso quindi che dall’11 al 18 aprile 2016 presso lo Spazio Oberdan sia previsto un omaggio a Todd Haynes, uno tra i registi più eleganti e di talento del panorama mondiale.
Le pellicole in programma sono cinque e vanno dal suo più recente Carol, in cui il mondo ha potuto ammirare la bravura di Cate Blanchett e Rooney Mara fino ad un titolo che in Italia non è mai stato distribuito come Poison del 1991. Le caratteristiche dei suoi film sono l'imprevedibilità e il suo stile profondamente evocativo, sovvertito da elementi narrativi e visivi provocanti, trasgressivi e che vogliono portare alla luce tutta la complessità dell'erotismo.
Pulito e formale, Haynes è un cineasta che reinventa generi vari, perché la sua idea di cinema è sempre stata quella della sfida. Canalizzatore di ansie ed eccitazioni, potente, intellettuale, manipolatore di immagini, si è imposto come uno dei più moderni, freschi e viscerali autori dei nostri tempi.
Regista in grado anche di raccontare una leggenda vivente tanto complessa quando affascinante come quella di Bob Dylan in Io non sono qui, facendo lavorare insieme alcuni degli attori più ricercati di quegli anni come Christian Bale, Cate Blanchett, Richard Gere, Heath Ledger e Julianne Moore. Quest’ultima ritorna anche in Lontano dal paradiso, opera in cui Haynes torna a smascherare una società ottusa e impreparata a convivere con l’omosessualità, esattamente come ha mostrato nel suo ultimo film.
[Leggi anche: Julianne Moore nuovamente con Todd Haynes per "Wonderstruck"]
I suoi personaggi sono uomini e donne affetti dalla malattia del dubbio, sempre alla ricerca di qualcosa, mai sopiti, disposti a mettere di continuo in discussione se stessi e gli altri, a scardinare le apparenze per fare emergere realtà più autentiche e profonde. Con il rischio di perdersi, come i veri artisti e come succede al protagonista di Velvet Goldmine (ultimo titolo della rassegna), film ispirato alla personalità di David Bowie il quale però non concesse le sue canzoni.
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