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Autore Camilla Maccaferri :: 29 Agosto 2014
La rançon de la gloire

Recensione di La rançon de la gloire di Xavier Beauvois. Una black comedy che vuole essere anche un omaggio (un po' macabro) al genio di Charles Chaplin in concorso a Venezia 71

Cosa fare se si ha un disperato bisogno di soldi ed è il Natale del 1977 in una Svizzera fredda e spietata? Per esempio, trafugare la salma ancora tiepida dell’appena deceduto Charlie Chaplin e chiedere un riscatto alla famiglia. Da un incredibile fatto di cronaca prende avvio la commedia nera La Rançon de la gloire di Xavier Beauvois, regista e attore comico francese molto conosciuto in patria (dove ha lavorato, tra gli altri, con Philippe Garrel e André Téchiné). Nel marzo del 1978 due immigrati, un polacco e un bulgaro, presero in ostaggio la bara contenente il corpo di Chaplin, sepolto nel cimitero di Corsier-sur-Vevey in Svizzera, in un tentativo di estorcere denaro alla moglie Oona: il feretro fu ritrovato qualche mese dopo nelle campagne circostanti.

Mentre non sono chiare le provenienze sociali e ideologiche dei ladri originali, Beauvois approfitta del fattaccio per costruire un omaggio all’immortale re di tutti i comici, infarcendo la vicenda di gustosi particolari chapliniani: i due protagonisti, il belga Eddy (Benoît Poelvoorde) e l’algerino Osman (Roschdy Zem) sono vecchi amici, poveri in canna, ma buoni di cuore. L’uno è appena uscito di galera ed è pronto a cacciarsi nei guai per l’ennesima volta, l’altro vorrebbe vivere onestamente ma deve pagare le spese ospedaliere della moglie e ha paura di non riuscire a garantire un futuro dignitoso alla brillante figlioletta.  

Se dallo spunto, esile ma gustoso, vengono ricavate gag rozzamente divertenti, è nell’omaggio a sir Chaplin che il film funziona maggiormente, infarcendosi di sequenze circensi (Eddy si innamora della bella cavallerizza Rosa, interpretata da Chiara Mastroianni, e finisce per diventare clown) e citando apertamente le musiche immortali dei film di Chaplin. La presenza del genio assoluto di Charlot si respira qua e là da qualche scampolo di meraviglia strappato alla televisione e dal ricordo innamorato dei suoi familiari e amici e come sempre commuove e fa sognare.

Per il resto, la pellicola si trascina troppo per le lunghe, finendo per stancare e non facendosi mancare qualche eccesso deamicisiano, come le scene all’ospedale: non avrebbe guastato qualche graffo landisiano in più (basti pensare al recente e sottovalutato Ladri di cadaveri - Burk&Hare, del 2010) e qualche divagazione in meno. Funzionano comunque gli interpreti, soprattutto il bravo Zem, attore francese dal curriculum polposo che recentemente si è dato anche alla regia. Divertente Peter Coyote nel ruolo del ferreo segretario di Chaplin, l'americano Crooker, mentre la nipote di Charlot, Dolores Chaplin, interpreta una delle figlie dell'attore/regista. Un innocuo divertissement senza infamia e senza lode che francamente sorprenderebbe trovare tra i titoli in concorso, se questa Venezia 71 non si stesse profilando un’edizione decisamente sottotono. 

Voto della redazione: 

2

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