"Eisenstein in Guanajuato" sarà uno dei film più attesi del prossimo Festival di Berlino. Il regista è Peter Greenaway
Un maestro della settima arte ne racconta un altro, decisamente più grande di lui. Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, icona del cinema sovietico, verrà celebrato in un biopic diretto da Peter Greenaway, regista esteta autore di pellicole memorabili come I misteri del giardino di Compton House (1982) o Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989).
Ėjzenštejn ha iniziato la sua carriera di cineasta esordendo nel lungometraggio nel 1925, con Sciopero e La corazzata Potemkin, due film che mostrarono già il suo incredibile talento nei tempi e nelle scelte di montaggio.
Il film di Greenaway si concentrerà sul periodo messicano del grande autore nato a Riga (nell’odierna Lettonia) nel 1898: Ėjzenštejn, infatti, si è trasferito nello stato centramericano all’inizio degli anni Trenta e, non a caso, il biopic del regista inglese si intitolerà Eisenstein in Guanajuato.
L’esperienza messicana (dove girerà film come Lampi sul Messico nel 1933) sarà fondamentale per il cineasta sovietico e rappresenterà un punto di raccordo tra la prima fase della sua carriera (che comprende anche Ottobre del 1928) e l’ultima (tra i titoli da ricordare i film dedicati ad Aleksandr Nevskij e a Ivan il terrible).
A Greenaway, che torna dietro la macchina da presa tre anni dopo Goltzius and the Pelican Company, non è mai mancata l’ambizione e questo progetto si annuncia come un’ennesima riflessione sull’arte e su un artista.
Il film sarà uno dei fiori all’occhiello del prossimo Festival di Berlino (5-15 febbraio) dove verrà presentato in concorso, accanto anche a Knight of Cups di Terrence Malick.
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La curiosità è altissima anche per la scelta dell’attore nel ruolo di Ėjzenštejn: si tratta di un misconosciuto interprete finlandese, Elmer Back.
Eisenstein in Guanajuato non sarà però l’unico lungometraggio che Greenaway dedicherà allo straordinario regista: è stato infatti annunciato per il 2016 il progetto The Eisenstein Handshakes, con cui formerà un imperdibile dittico.
Prima di quest’ultimo, l’eclettico autore britannico si dedicherà a concludere Walking to Paris, un altro biopic dedicato però a uno scultore rumeno, Constantin Brancusi (1876-1957). Un altro film sull’arte per un regista che ha sempre fatto dell’arte il suo credo.
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