Ritratto di Erika Favaro
Autore Erika Favaro :: 16 Marzo 2016

Lo scrittore palermitano ha pubblicato sul suo canale Youtube "Teledurruti" un'intervista all'attore scomparso il 14 marzo scorso

Riccardo Garrone

Maglietta bianca, golfino blu, i capelli un po’ spettinati  e un’impostazione tutt’altro che ingessata. Così, con un’immagine assolutamente autentica e spontanea, con una conversazione libera e priva di filtri Fulvio Abbate ha voluto ricordare Riccardo Garrone. Uno dei protagonisti della commedia all’italiana, novant’anni il prossimo novembre, Garrone si è spento a Milano il 14 marzo 2016.

Lo scrittore e opinionista palermitano ha voluto ricordare così l’attore, con un video-omaggio della sua Teledurruti – format da lui stesso creato e definito “tv monolocale” che dal 2008 è un canale Youtube – in cui documenta l’incontro avuto con Garrone.

In questi giorni si sente parlare dell’attore come un grande personaggio del cinema del passato, gli si rende giustizia e lo si ricorda, ma Abbate – i cui toni non sono quasi mai politicamente corretti e ciò fa di lui una voce fuori dal coro e necessaria – si chiede come mai. Come mai nessun regista negli ultimi anni non abbia pensato di affidare un racconto cinematografico, un ruolo rilevante all’uomo che tra gli anni Cinquanta e Sessanta ha lavorato con nomi come Fellini, Zampa e Zurlini.

Mossi i primi passi a teatro, il primo regista ad affidargli un ruolo fu Mario Mattoli in Adamo ed Eva nel 1949, dagli anni Novanta in poi però Garrone si è  dedicato alla fiction televisiva e ormai molti lo ricordano principalmente per il suo San Pietro nella pubblicità della Lavazza con Tullio Solenghi e Paolo Bonolis. E proprio su quest’ultimo il Garrone di Teledurruti ha qualcosa da ridire, facendo un rapido e divertito accenno ad una collaborazione non del tutto rosea.

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Abbate lo immagina vampiro e Riccardo Garrone sta al gioco, ride e si sente a suo agio, si tiene lontano da tutti quei movimenti impostati a cui la televisione ci ha abituato. C’è un pizzico  di malinconia negli occhi di un uomo che ha visto nascere e morire un tipo di cinema italiano così distante da quello che si fa oggi, ma nonostante tutto resta la voglia di non prendersi troppo sul serio, di continuare a sorridere.

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