Sempre più spietata la censura cinese, che solo negli ultimi giorni ha bandito la bellezza di 38 cartoni giapponesi, tra cui la saga di "Death Note", "Tokyo Ghoul" e "Highscool of Dead"
Ancora censura in Cina, sempre più spietata e padrona. Ora tocca al cartone animato giapponese Attack on Titan: Guren No Yumiya, che doveva essere proiettato al Festival del Cinema di Shanghai in questi giorni. All'ultimo, però, gli organizzatori dell'evento hanno deciso di escludere la pellicola dalla propria selezione per “motivi tecnici”. Eppure, la motivazione vera sarebbe probabilmente da cercare in una lista recentemente immessa del governo, la quale elencava una serie di prodotti nipponici “con contenuti violenti o pornografici” da bandire dal proprio paese. Tra questi, anche il cartone di Tetsuro Araki, assieme ad altre 37 opere che comprendono la saga di Death Note, celebre adattamento del manga cult di Tsugumi Oba e Takeshi Obata. Non sono sfuggiti al controllo nemmeno i siti web: ben 8 sono stati chiusi, mentre altri 29 hanno ricevuto delle salatissime multe.
Peccato, anche perché, come nel caso di Attack on Titan, i festival dovrebbero essere l'occasione per proiettare delle opere che solitamente non trovano una distribuzione regolare nei cinema o nelle televisioni più mainstream. In Cina, però, la censura controlla praticamente ogni singola manifestazione, e l'evento di Shanghai non è purtroppo escluso.
La cosa si fa poi doppiamente grave, considerando che il Festival di Shanghai ha appena siglato un accordo di amicizia con il Festival di Tokyo, la quale avrebbe dovuto permettere una maggior cooperazione. Non è comunque la prima volta che la censura cinese colpisce il cinema; i casi esemplari sono infiniti, e possiamo ricordare importanti pellicole come Brokeback Mountain di Ang Lee o Addio mia concubina di Chen Kaige, entrambe vietate. La medesima cosa per le opere di Jia Zhangke, ma anche per film hollywoodiani come The Departed di Martin Scorsese o Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan.
[Leggi anche: Cina: I commenti degli spettatori direttamente sullo schermo assieme al film]
Nonostante questi gravi problemi però, l'industria locale pare proprio in costante crescita ogni giorno di più. Basti pensare che nel 2014, gli incassi delle sale cinesi hanno sorpassato quelli statunitensi e canadesi. Insomma, oggi più che mai, riuscire a proiettare il proprio film in Cina è una cosa vitale per le major di tutto il mondo. Speriamo che questo non induca i produttori a realizzare pellicole sempre più “ripulite” in maniera da riuscire a passare la severa censura.
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