Al cinema solo per tre giorni, il film è ambientato interamente in Europa dove il regista è alla ricerca di soluzioni per la sua America
Solo per tre giorni, dal 9 all’11 maggio prossimo, più di 200 sale italiane saranno invase dal documentarista più famoso d’America, Michael Moore. È in queste date infatti che grazie a Nexo Digital e Good Films arriverà nel nostro paese Where to invade next, il nuovo film del regista di Bowling for Columbine.
Il cineasta ha deciso anche questa volta di essere protagonista del suo film per tentare di mostrare al mondo gli aspetti più scomodi degli Stati uniti d'America, ma la novità è che in Where to invade next è riuscito a farlo guardando la sua nazione da lontano, in particolare da alcuni stati europei in cui si è recato per trovare soluzioni da “rubare” ed esportare, rimedi ai problemi socio-politici del suo immenso Paese.
Ed eccolo quindi munito di bandiera a stelle e strisce “invadere” paesi come l’Italia, la Francia, la Finlandia e l’Islanda; e sembra strano soprattutto per una realtà sfiduciata come la nostra vedere come Michael Moore resti positivamente colpito dal modo in cui le nostre leggi tutelino i lavoratori ed è esilarante vederlo al tavolino di una mensa scolastica francese dove ogni giorno vengono serviti ottimi pasti.
[Leggi anche: Michael Moore sul divieto ai minori di Where to Invade Next: "Non farò tagli"]
“A 19 anni, subito dopo aver abbandonato l’università, mi sono procurato un pass Eurail e una tessera degli Ostelli della Gioventù e ho trascorso un paio di mesi a viaggiare per l’Europa” il regista spiega così la genesi del film. “Mi trovavo in Svezia, dove mi sono rotto un dito del piede e qualcuno mi ha mandato in una clinica. C’è poco da fare con un dito del piede rotto, ma hanno fatto quello che hanno potuto. Poi sono andato per pagare il conto, ma non c’era nessun conto da pagare. Non riuscivo proprio a capire. Davvero, non avevo mai sentito nulla del genere. Allora mi hanno spiegato come funzionava il loro sistema sanitario. In tutta l’Europa ho continuato ad imbattermi in piccole realtà di questo tipo e a pensare, “Che bella idea! Perché non lo facciamo anche noi?”.
Un confronto tra due modelli di vivere l’Occidente, tra quelli che erano il Vecchio e il Nuovo mondo che rischiano di soccombere se non si comincia a guardare al pianeta con uno sguardo più ampio e lungimirante.
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