Tempo di bilanci qui al Festival di Roma 2014, che si concluderà stasera con l'annuncio dei vincitori. Dove sta andando questa manifestazione? È giusto confrontarla con Venezia e Torino? Quali sono stati i film migliori?
Festival o Festa? È questa la domanda con cui ci tartassa Gigi Marzullo dal 16 Ottobre. Ora siamo all’ultimo giorno, stasera verranno finalmente annunciati i vincitori (tutti decisi dal pubblico, come a Toronto), ed è forse il momento di fare un bilancio di quest’edizione. Meno film, meno autori e più attori. Il glamour c’è stato (e pensiamo a Richard Gere, Rooney Mara, Josh Hutcherson, Benicio Del Toro, Lily Collins, senza ovviamente contare i tantissimi italiani) e il divertimento anche: lontano dallo spirito di ricerca di una mostra d’arte che potrebbe essere Venezia, Roma ha abbracciato gli spettatori con film decisamente dall’appeal commerciale, puntando sull’intrattenimento di massa : insomma, è difficile trovare un film in stile Tsai Ming-liang a Roma, in quanto qui il mood è quello dei Guardiani della Galassia. Ludico, pop, spassoso. Basti attraversare le venue, perennemente avvolte da musica live e gente che passeggia, che siano cinefili duri e puri o solamente famiglie capitate casualmente, un po’ come in una sagra di paese ma coi film al posto della porchetta. Sarà anche per questo che, nonostante i divi e la risonanza di alcune pellicole, il festival sia ancora poco frequentato dalla stampa straniera: un paio di film sono stati addirittura proiettati doppiati e senza sottotitoli, in barba ad eventuali giornalisti americani cinesi o francesi.
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È un bel festival quello di Roma, ma probabilmente molto più locale di quanto cerchi o voglia essere; i divi ci sono e d’accordo (ma li ha pure il Giffoni o Taormina, se è per questo), ma evidentemente non bastano per portare in città le testate oltreoceano. Effettivamente, nel rinunciare alla necessità delle anteprime mondiali, Marco Müller ha anche chiuso le porte all’internazionalizzazione dell’evento, soprattutto considerando che nei medesimi giorni di Roma si è svolto anche il London Film Festival, il cui programma era certamente più ricco e denso. Più che Venezia, dunque, il vero concorrente di Roma potrebbe essere Torino, il cui fascino cinefilo e attenzione per gli autori è comunque impareggiabile. Alla fine della fiera, l’unica possibile collocazione della manifestazione capitolina rimane quella della parata popolare molto locale, una festa non tanto per il cinema, quanto per i distributori che hanno in mano l’ennesima piattaforma in cui lanciare le proprie pellicole. Ad esempio, Guardiani della Galassia è stato proiettato solo un giorno prima dell’uscita ufficiale nelle sale, rendendo molto ambigua la parola “anteprima”.
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Insomma, il Festival di Roma come assoluto divertissement, il parco giochi post-venezia dove godere con rilassatezza sullo sfondo di una delle città più evocative del mondo. Una serena vacanza dove i film belli – bellissimi non mancano: oltre al blockbuster di James Gunn, anche As The Gods Will di Takashi Miike, L’amore bugiardo - Gone Girl di David Fincher, Tusk di Kevin Smith, A Girl Who Walks Alone at Night di Ana Lily Amirpour e altri ancora. Per rispondere alla domanda Marzulliana, allora, la definizione più esatta sarebbe Festa-val: una giusta via di mezzo per una manifestazione che alla sua nona edizione sta forse finalmente trovando una sua identità, che è poi la medesima già proposta da Gianluigi Rondi al suo primo anno. Insomma, il vampiro del cinema italiano ha avuto ancora una volta ragione.
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