Alcuni registi portano al limite la psicologia dei propri attori proprio per ottenere interpretazioni più tormentate, ecco alcuni esempi, da Björk a Martin Sheen
Le interviste agli attori durante la presentazione di un film sono spesso degli elogi, riusciti più o meno bene, più o meno sinceri, nei confronti del regista. Ma non sempre tra chi recita e chi dirige tutto è rose e fiori, lavorare ad un film può anche diventare un’esperienza spiacevole, una dura messa alla prova della propria personalità. Qualcuno non è riuscito a far finta di niente e ha raccontato la sua esperienza sul set, ecco gli attori che hanno rasentato il limite di sopportazione.
Björk– Dancer in the dark
Lavorare con Lars Von Trier, un nome che notoriamente non si riconduce alla pacatezza e alla diplomazia, non è stata una grande esperienza per l’artista islandese. Alle prese con il suo primo film in cui interpretava Selma, uno dei personaggi femminili più disperati e tragici della storia, Björk non ha più voluto tornare a recitare. Peccato, perché nonostante l’esplicito scontro tra i due, Dancer In The Dark è un film scuro e poetico, straziante e pieno di grazia.
Shelley Duvall – Shining
Per caricare la pellicola di tensione, Kubrick “torturò” volutamente i suoi attori. La moglie di Jack Torrance veniva spesso isolata e costretta a ripetere le scene decine e decine di volte, il regista cambiava così spesso la sceneggiatura che Jack Nicholson ad un certo punto smise di leggerla. Alla fine delle riprese la Duvall mostrò a Kubrick le ciocche di capelli che le erano cadute per lo stress durante la lavorazione del film, il fatto è che probabilmente tale reazione era stata volutamente cercata dal regista per caricare di significato ogni sfumatura del film.
Ian McKellen – Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato
Peter Jackson, il regista del film tratto dai romanzi di Tolkien, puntò moltissimo l’attenzione sull’aspetto magico e sugli effetti speciali per questo capitolo della saga. Ian McKellen, l’attore che interpretava Gandalf fu dunque costretto a girare moltissime scene davanti al green screen in compagnia di manichini. “Non è per questo che sono diventato un attore!”. Un giorno, durante una pausa, si lasciò scappare tale dichiarazione dimenticando di avere il microfono aperto.
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Martin Sheen – Apocalypse Now
Il film di Francis Ford Coppola è uno degli esempi più noti: tifoni, un impreparato Marlon Brando, set pericolosi e un’atmosfera frustrante. La scena in cui Martin Sheen appare ubriaco mentre perde la testa e si ferisce rompendo uno specchio non era pura finzione, l’attore era sotto l’effetto di alcol e droga. L'ennesimo esempio che da situazioni spiacevoli possono nascere film di impatto e bellezza indiscutibili.
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