Ritratto di Pierre Hombrebueno
Autore Pierre Hombrebueno :: 1 Ottobre 2016

Compositori di colonne sonore che per il proprio lavoro hanno scelto delle sonorità avanguardistiche e inusuali, attraversando i generi più esperimentali e allontanandosi dalle prassi sinfoniche? Qui alcuni esempi chiave

Alva Noto e Ryuichi Sakamoto

John Williams, Ennio Morricone, Clint Mansell. Cos'hanno in comune? Sono, innegabilmente, tra i migliori compositori di colonne sonore della storia del cinema. Oggi, però, ci occupiamo invece di musicisti alternativi, quelli che per il proprio lavoro, hanno scelto delle sonorità più avanguardistiche e inusuali, attraversando i generi più sperimentali e allontanandosi dalle prassi armoniche.

Il primo titolo recente che ci viene in mente? Niente di meno che l'acclamato Revenant – Redivivo di Alejandro Gonzalez Iñarritu, che per l'occasione ha voluto la presenza di due artisti musicali del calibro di Ryuichi Sakamoto e Alva Noto. Il risultato? Uno score che unisce i violini più violenti con un sound decisamente più elettronico e freddo. Una miscela, questa, creata proprio dalla diversità dei due compositori: da una parte, l'evocativa sonorità orientale di Sakamoto, dall'altra, l'esperienza di Noto in ambito techno ambient. 

Che dire poi del lavoro di Johnny Greenwood in Il petroliere di Paul Thomas Anderson? Combinando strumenti tradizionali ed effetti al computer, l'autore è riuscito a tirare fuori delle suggestioni sonore che si sposano perfettamente con l'atmosfera ansiosa della pellicola. E d'altronde, che altro pretendere dal chitarrista dei Radiohead, la band mainstream che più di ogni altra si è spinta sempre più oltre i propri confini per andare in territori sempre più ricercati?

Ancora: nel 1988, il sommo Martin Scorsese chiede a Peter Gabriel di musicargli il controverso L'ultima tentazione di Cristo. Il nostro, dal canto suo, ha risposto con delle tracce che vanno da ispirazioni medio-orientali al folk, passando per il new wage e i richiami africani. Per molti fan, trattasi proprio dell'album più unico e variegato mai composto da Gabriel... e hanno ragione!

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Infine, tornando ancor più indietro nel tempo, impossibile non citare i brani che Louis Barron e Bebe hanno tirato fuori per Il pianeta proibito di Fred Wilcox (1956). Siamo ancora ben lontani dall'esplosione di sintetizzatori e computer, e il duo ricorre a dei particolari strumenti creati appositamente in casa per concepire un tappeto sonoro spaziale e straniante: insomma, pura avanguardia!

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