Ritratto di Eleonora Gasparotto
Autore Eleonora Gasparotto :: 29 Marzo 2014

Quante volte a ognuno di noi è capitato di scrollare i titoli di coda e di leggere le scritte effetti speciali ed effetti visivi pensando che bene o male siano la stessa cosa?

Carlo Rambaldi

Quante volte è capitato di scrollare i titoli di coda e di leggere le scritte effetti speciali ed effetti visivi pensando che bene o male siano la stessa cosa? La differenza infatti non è poi così minimale come può sembrare dal nome: gli effetti visivi non sono altro che una sottocategoria del grande insieme degli effetti speciali, fatti questi ultimi di tecniche e tecnologie per correggere o per inserire elementi o situazioni che risulterebbero costose se non impossibili da realizzare nella realtà. Inoltre i due tipi di effetti racchiudono anche la sostanziale differenza tra effetti digitali e quelli analogici, difatti mentre i primi fanno parte degli effetti visivi (chiamati anche digitali) che si attuano quindi in post-produzione con effetti generati al computer (compresa la CGI), i secondi si dividono ulteriormente in effetti ottici realizzati direttamente in camera (intervenendo sui fotogrammi) o a quelli meccanici eseguiti sul set (maschere di lattice, trucco, creature, robot, modellini, miniature, scenari, esplosioni, incidenti, effetti atmosferici,...). Per di più alla categoria effetti speciali si sommano anche gli effetti sonori.

Dove si formano e quali sono le figure specializzate in questo campo? Lo spiega Luigi D'Andrea, giovane professionista italiano dello special make up e degli effetti scenici: “A dire il vero la maggior parte dei miei colleghi Italiani è autodidatta come me… purtroppo non abbiamo scuole o corsi realmente validi all’insegnamento degli effetti speciali e anche l’Accademia di Carlo Rambaldi non esiste più da anni… quindi chi nel nostro Paese vuole intraprendere seriamente questo percorso è costretto a fare da solo, partire da zero e trovare le giuste fonti da cui apprendere può essere difficile, ma di sicuro non impossibile. Naturalmente chi ha la fortuna di frequentare un’accademia parte avvantaggiato, vista la possibilità di ricevere da altri le conoscenze di base, ma si dovrà impegnare ugualmente, tanto quanto un’autodidatta per raggiungere l’obiettivo”. 

Un lavoro complesso, che deve tenere conto di molte sollecitazioni e risolvere problemi spesso estremamente delicati. Continua D'andrea: “Ci sono all'interno della troupe persone specifiche che si occupano degli effetti, chi in laboratorio, chi sul set, chi in post-produzione, normalmente il lavoro non viene affidato a un unico tecnico degli effetti speciali, ma si sviluppa all'interno di un team coordinato da un supervisore agli effetti speciali che prende direttamente ordini dal regista o dal produttore. Lo stesso discorso vale per il supervisore agli affetti visivi o il supervisore CG. Tutti questi supervisori (freelance o lavoratori all'interno di una società di eff.spec.) prendono parte al film fin dall'inizio per cercare di trovare la soluzione più adatta alle richieste che gli vengono rivolte”.

Quali sono i maggiori esponenti di effetti della storia del cinema? Da Alfred Clark a George Méliès, passando per Norman Dawn, Willis O'Brien, John Fulton, Ray Harryhausen, Pavel Klushantsev fino a Douglas Trumbull, Stan Winston, Eustace Lycett e John Dykstra. Tra gli italiani spiccano Carlo Rambaldi, Mario Bava, Giorgio Giorgioni e Sergio Stivaletti.

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