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Autore Erika Favaro :: 21 Maggio 2016

Il regista di “Drive”, a Cannes per presentare “The Neon Demon”, potrebbe produrre il film in collaborazione con Rupert Preston

Nicolas Winding Refn

The Neon Demon, il nuovo film di Nicolas Winding Refn, è stato presentato a Cannes con giudizi piuttosto severi o quanto meno perplessi, ma sulla Croisette il regista danese ha già avuto modo di far parlare di sé. Non dimentichiamo che Cannes è anche Le marché du film e definizione di progetti futuri come il remake de Il grande inquisitore.

È infatti notizia che Refn e il produttore-distributore Rupert Preston siano in prima linea per aggiudicarsi il progetto.

Il grande inquisitore (Witchfinder General) è un horror storico datato 1968 e diretto da Michael Reeves, diventato un film di culto anche per le circostanze misteriose in cui il suo regista morì un anno dopo averlo girato a soli venticinque anni. Interpretato da Vincent Price e Ian Ogilvy, racconta la vita di Matthew Hopkins, un inquisitore che va alla ricerca di streghe da spedire sul rogo durante la guerra civile inglese nel diciassettesimo secolo. Il film – tratto dal romanzo di  Ronald Bassett - venne coperto di critiche e censura dalla sua Inghilterra al momento dell’uscita soprattutto a causa dell’altissimo grado di violenza che invece venne più apprezzato dal pubblico e dalla critica statunitense.

[Leggi anche: "The Neon Demon": ecco le ultime evocative immagini dell'atteso film di Nicolas Winding Refn]

Non si sa ancora chi potrebbe essere il regista del rifacimento visto che Nicolas Winding Refn dovrebbe comparire solo in qualità di produttore con la sua Space Rocket Nation fondata con la compagna Lene Borglum e Preston con la sua Sunrise Films. Non è la prima volta che i due formano una squadra, Preston fu infatti il primo produttore ad aver fiducia nel regista di Drive e fu proprio lui che finanziò il suo esordio con Pusher – L’inizio del 1996.

Ci sono buone possibilità che i due decidano di trasportare la vicenda ambientata a Norfolk nel 1675 nel mondo di oggi, concentrandosi sugli aspetti moderni dell’horror di Reeves, colui che il Telegraph ha definito “l’autore perduto del nichilismo degli anni Sessanta”.

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