I Care a Lot: gli affari d'oro della terza età
I Care a Lot, diretto da J Blakeson ed interpretato in maniera eccellente da Rosamund Pike e Peter Dinklage, mette in scena la rapacità dell'uomo sull'uomo. Vittime gli anziani
I Care a Lot, già nel titolo dimostra il punto più importante di questa messa in scena... Sono un leone o un agnello? Si chiede la protagonista Marla Grayson... Me lei è semplicemente un leone travestito da agnello.
È proprio questo il punto: quando siamo di fronte al giudice che pensa di fare il proprio dovere assecondando le richieste di Marla Grayson, che ufficialmente fa la tutrice legale, una sorta di assistenza sociale per vecchietti, quando questi ultimi diventano meno autosufficienti ed allora lo Stato può intervenire con una ordinanza del giudice e farli prelevare a casa.
In effetti, questa prima parte è descritta da Blakeson in modo perfetto. La legge corrotta da persone avide che sanno come aggirarla. Come si diceva tanti anni fa in Wall Street di Oliver Stone: "mai sottovalutare l'avidità altrui", diceva Michael Douglas nella parte del miliardario Gordon Gekko... era il 1987.
Adesso non c'è più bisogno di scomodare l'alta finanza, i profitti si fanno attraverso molti settori apparentemente innocui... la sanità, l'ecologia, la raccolta differenziata? Bastano questi pochi esempi?
E naturalmente queste scene di prelievo di anziani appaiono davvero spregevoli, laddove alcune persone al di là di ogni moralità e coscienza agiscono per interesse personale, guadagnare più soldi, tanti soldi... Ma dove finisce l'avidità di Marla Greyson? Dove vuole arrivare?
E qui entriamo nella seconda parte, laddove la storia mette dentro le dinamiche della criminalità organizzata, la mafia russa, ma poco importa... Il racconto diventa abbastanza improbabile quando di fronte ad una offerta di centinaia di migliaia di dollari per liberare la Peterson rinchiusa in un ospizio, Marla rilancia?
Siamo di fronte ad una evidente falla di sceneggiatura perché per quanto possa essere avida Marla è pur sempre una signora un po' astuta che non può certo mettersi a giocare con la mafia russa, ma piuttosto rendersi conto che è finita in un brutto guaio.
Il resto della storia, infatti, è alquanto rocambolesco, tra non riusciti omicidi - ce ne sono almeno due, quello di Marla e la sua compagna Fran - ma tutto questo alla fine poco importa, con un epilogo che forse rimette la storia un po' nei suoi binari più realistici...
Quello che conta nel film di Blakeson è un ritmo serrato ed una interpretazione del tutto convincente degli interpreti con buone digressioni, e soprattutto scelta delle caratterizzazioni dalla parte della mafia russa, tra avvocati che offrono proposte che non si possono rifiutare e i vari scagnozzi del boss che in certi momenti appaiono molto divertenti.
Ricordandoci che Blakeson è anche autore di opere di La scomparsa di Alice Creed (2009) e La quinta onda (2016), confermando la sua versatilità per almeno un paio di generi. In questo caso I Care a Lot si può benissimo considerare anche una sorta di commedia nera, ma l'irruzione del genere "crime" appare del tutto ingestibile nel film, se non fossero le varie scene di suspense tutta criminale a sorreggerla: vedi il primo confronto diretto fra Marla e Roman, che certo non può non suscitare qualche ilarità, laddove Marla si trasforma pure in un'abile criminale...
Rimane dunque, al di là di queste perdonabili ingenuità, l'ampia riflessione sulla dimensione di coscienza e moralità individuale che spesso innesca senza che ce ne accorgiamo fenomeni contemporanei forse ancora più gravi di quelli strettamente etichettati come "criminali".
Voto della redazione:
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