Recensione di Per amor vostro | La grazia della Golino e lo slancio creativo di Gaudino
Recensione di Per amor vostro | Giuseppe Gaudino tratteggia un ritratto femminile originale che soffre dei troppi registri espressivi ma gode della complessità della sua protagonista, ingenua e tormentata, complice e santa, e della sua interprete
Non dire una parola che
Non sia d'amore
Annarella - CCCP
“Annarella cos’ e niente”, come diceva Eduardo, così si definisce la protagonista del quarto film italiano in concorso a Venezia, e così la canzonano le voci del coro napoletano che accompagnano fin dall’inizio le vicende della famiglia Ruotolo, in una sorta di melodramma neomelodico con visionarie derive liriche e sperimentali. Anna innamorata, canta nostalgica le note del Quartetto Cetra in un Amarcord persistente che ritorna dal passato in riformatorio in ricordi a colori contro il presente in bianco e nero: solo il mare che fissa dalla finestra è blu, talvolta sovrastato da nubi nere in una tempesta lynchiana dell’inconscio e dell’anima.
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Anna, santa e complice del marito usuraio, raggirata dall’amore e dalla colpa cattolica, si muove tra set cinematografici e autobus allagati di pianti; si innamora dell’attore di fiction mentre recita serenità per i suoi tre figli; parla il linguaggio dei segni con il figlio sordomuto ma è incapace di decodificare i segnali della verità criminale che circonda la sua famiglia. In questo modo Gaudino costruisce un inedito personaggio femminile a tutto tondo, una donna che assume immediatamente un posto speciale all’interno del cinema italiano contemporaneo; e Valeria Golino è commovente, finalmente libera dalle rigidità di scrittura che spesso ne hanno ingabbiato i tratti più dolci e i sorrisi, come una Giulietta degli Spiriti ingenua e illusa. Le presenze calibrate dei personaggi di Massimiliano Gallo e Adriano Giannini non oscurano mai ma rafforzano le sfaccettature di Anna, intensa con il marito e leggera con l’amante. Ma non è solo un quadro intimista Per amor vostro: se all’inizio lo sguardo di Gaudino si concentra su occhi, bocche, primissimi piani, con lo scorrere del tempo allarga l’inquadratura alle figure intere di una Napoli “città dolente”, come a seguire il risveglio di coscienza della sua protagonista.
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Tuttavia Per amor vostro, nel momento di abbandonare il bianco e nero d’avant-garde francese e le bellissime soggettive di Anna per gli schizzi onirici e mitologici, perde di spontaneità, confondendo lo spettatore di troppi registri visivi ed espressivi. Ma il film tragico e lieve di Gaudino rimane sicuramente la migliore prova italiana del concorso, sicuramente il più coraggioso e vitale nella sua freschezza fotografica e creativa. Svecchia una prassi da tempo ancorata, soprattutto nel trattamento originale di un argomento non altrettanto originale come quella della camorra partenopea. Dalla malavita emerge infatti una femminilità preziosa, quella che da sola indaga il proprio abisso, tra contraddizioni personali e sociali, nel tentativo di liberarsi dei fantasmi di un passato e degli spettri del presente, senza dimenticare quelli storici e culturali, nella perenne eredità del sacrificio collettivamente inconscio, derivante dall’insegmaneto cattolico, delle Madonne immolate ai propri e altrui errori.
Voto della redazione:
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