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Autore Giulia Marras :: 30 Ottobre 2014

Recensione di Pelo Malo di Mariana Rondón | Una pellicola che racconta la piccola battaglia quotidiana di Junior, tra il rifiuto materno e il desiderio di allisciarsi i capelli per la foto della scuola, nella periferia metropolitana di Caracas

 

Quattro premi al Festival di Torino 2013, tra cui miglior attrice protagonista e miglior sceneggiatura, e Conchiglia d'Oro al San Sebastián Film Festival, Pelo malo racconta la storia di un bambino e della sua piccola ribellione per avere i capelli stirati per la foto della scuola. In rilievo sullo sfondo metropolitano di Caracas che sfondo non è, ma parte integrante del film, con i suoi palazzoni nelle perifierie della violenza, Pelo malo è soprattutto un conflitto tra madre e figlio: in un nucleo familiare già spezzato, dove l'assenza di un padre è rimediata dalla personificazione insieme maschile e femminile di Marta, splendidamente interpretata da Samantha Castillo, madre di Junior, primogenito incompreso per le sue tendenze evidentemente omosessuali.

E mentre la nonna prova ad accentuarle per tenerlo vicino a sé, Marta le respinge, tentando con una brutalità disperata a soffocarle. Ma d'altronde è lo stesso contesto sociale di degrado, povertà e disoccupazione che genera intolleranza (anche a causa dei dogmi politici e religiosi) e violenza, quella conosciuta anche dai più piccoli che con essa costruiscono i loro giochi quotidiani, senza più paura, quasi rispetto.

Pertanto il rifiuto materno può essere letto anche come una sorta di perversa protezione verso una vita, quella omosessuale, che non ha grandi speranze di sopravvivere nel contesto sociale e culturale della periferia venezuelana. “Una volta ho visto qualcuno morire perché sua madre non lo amava” ha dichiarato la regista Rondón ed è questo il vero nocciolo della questione: nell'estetica quasi documentaristica che fotografa il film, in cui la maggior parte delle comparse sono personaggi reali che popolano la metropoli, l'anima di Pelo malo risiede nella battaglia di Junior per ritagliarsi un posto nel cuore della madre, dedita all'amore solo per il fratellino più piccolo. Come uno spettatore, si ritrova a osservarli da lontano mentre vanno in scena momenti d'affetto e intimità, rubati e imposti allo sguardo di chi non può esserne protagonista, colpevole di un'identità in formazione, controcorrente, esuberante e fragile. È impressionante la forza del giovanissimo attore Samuel Lange, il quale riesce perfettamente a calibrare sentimenti di rabbia e desiderio, nonché di ricerca di sé e innocente bisogno di esprimersi.  

Si viene a comporre così un neorealismo drammatico e potente ma anche sensibile e colorato, grazie a motivi musicali orecchiabili e a un territorio protagonista, pullulante di vite chiassose, ai margini di una società che tenta di alienarle (è reale la scena in cui alcuni cittadini si rasano a zero in solidarietà all'ex presidente Chavez malato) senza tenere conto delle singole personalità, in lotta quotidiana tra loro per emergere, pur senza veri modelli né direzioni.
Le grandi ribellioni nascono anche da un taglio di capelli: è interessante scoprire quale volontà prevarrà in Junior; se l'affermazione della propria identità o il bisogno dell'amore materno.  

 

Trailer di Pelo malo

Voto della redazione: 

3

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