Ritratto di Marco Rovaris
Autore Marco Rovaris :: 13 Novembre 2014

L'eredità raccolta da "Hunger Games" è frutto di un background distopico che privilegia competizione, violenza e morte, spesso inscritte nell'immaginario dello sport. Quali film (e non solo) sulla distopia hanno anticipato questi temi futuristici?

Futuro al cinema tra distopia e morte

L'universo della distopia è stato esplorato più volte dal cinema e alcuni film hanno tratteggiato un futuro distopico tinto di violenza e morte in una maniera che anticipa - o meglio, crea il background cinematografico - della trilogia di successo odierna Hunger Games. Suzanne Collins, l'autrice dei romanzi, è stata anche al centro di una polemica a riguardo di un ipotetico plagio ai danni di Battle Royale, il romanzo di Takami del 1999 poi diventato film nella famosa versione di Fukasaku. La Collins ha sempre sostenuto di essere venuta a conoscenza del film giapponese solo alla fine della stesura dei suoi libri e, onestamente, non si capisce perché dovrebbe mentire.

Per quanto entrambi gli autori si siano ispirati al romanzo icona 1984 di George Orwell, le due storie sono diverse: Hunger Games mette in primo piano la spettacolarizzazione della violenza ed è molto più integrato nella dinamica del nuovo millennio del reality, mentre Battle Royale, per esempio, sviluppa la vicenda nella totale oscurità, lontano da occhi indiscreti. Al di là del paragone, è chiaro che esiste un background abbastanza forte di influenze per arrivare a un prodotto così di successo, che è anche pregevole per la qualità delle immagini e lo stile che, nel secondo capitolo, ha scelto il bravo Francis Lawrence.

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Tra le influenze della Collins rientrano i classici, come il mito di Teseo e del Minotauro, dove sette ragazzi e sette ragazze ateniesi vengono rinchiusi nel labirinto di Creta e mandati incontro alla furia del mostro; oppure le epiche battaglie dei gladiatori romani, che hanno lasciato in eredità all'immaginario americano una venerazione nei confronti dello sport e della competizione che si può notare anche nel recente Ender's Game, altro prodotto del grande schermo rimasto per quasi due decenni in incubazione.

Un antecedente noto e celebrato dai fan della fantascienza è il premiato con l'Oscar La fuga di Logan, che assembla distopia post-nucleare, clonazione, eutanasia e intelligenza artificiale alle quali si ribellano proprio le forze più giovani. Simile per la spettacolarizzazione e le esplosioni di colore è L'implacabile di Paul Michael Glaser, adattamento del romanzo The Running Man di Stephen King, dove dei concorrenti di uno show, invece di indovinare dei quiz, devono uccidersi e sopravvivere.

La caccia all'uomo è prerogativa nella produzione pre-Codice Hays Pericolosa partita del 1932, adattamento di un romanzo del 1924 dove un naufrago si scopre vittima di un sadico gioco di un riccone che colleziona teste umane grazie alla sua abilità col fucile. Sport, spettacolo e morte caratterizzano anche Rollerball del 1975, con la regia serrata di Jewison a confezionare un prodotto sci-fi di ottima fattura.

Il gioco dell'omicidio è caratterizzato da humour nero e da uno stile impareggiabile nella produzione italiana La decima vittima, capolavoro di Elio Petri con Mastroianni e Ursula Andress. Da tenere d'occhio è l'odierno sviluppo della serie The Purge, conosciuto in Italia come La notte del giudizio, che ha sfornato due film di rara efficacia, uno più bello dell'altro; nato parallelamente a Hunger Games, ha implicazioni politiche e sociologiche ancora più evidenti.

Per chiudere, chi non ricorda Kurt Russell costretto a realizzare un certo numero di canestri a tutto campo entro un limite di tempo prestabilito per avere salva la vita in Fuga da Los Angeles?

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