Lars von Trier e David Lynch sono maestri del contorsionismo psicologico. Ma anche Kubrick e Nolan non scherzano. I rompicapo sono film che polarizzano il pubblico, da che parte stare?
Un alto tasso di “confusione”, intesa come reticolo di significati di non immediata comprensione che si dipana lungo la visione del film, può fare la fortuna di un’opera oppure può rovinarla. Nel primo caso, può renderla profonda, interessante, indimenticabile, può diventare una vera e propria esperienza per lo spettatore, che continuerà a lungo a ricordare o evocare le emozioni provate al di là del semplice atto della visione e dell’intrattenimento. Al contrario, quando non riesce bene, risulta deleteria, lo spettatore si sente escluso, non riesce a capirne le motivazioni e spesso può ritenere questa pratica un atto di snobismo. Proviamo a esprimere un parere su qualcuno di questi casi?
1. Memento. L’opera di Cristopher Nolan non è precisamente “confusa” ma richiede una forte concentrazione. Nella scena in bianco-nero, Guy Pearce è in una stanza di motel con l’aria stravolta, il suo corpo è ricoperto di tatuaggi, la moglie è morta e lui non ricorda nulla perché è affetto da amnesia. Non ci sono particolari simbolismi e la confusione dello spettatore è la stessa del protagonista, in una narrazione relativamente semplice. In fin dei conti, il finale cerca di chiarire più o meno tutto.
2. Mulholland Drive. Ancora amnesie, stavolta con il maestro dei contorsionismi psicologici David Lynch. Dopo la visione, si è autorizzati a pensare “Credo di non aver capito un granché ma non capisco come qualcun altro possa dire di aver capito qualcosa”. Se si apre la scatola di Lynch con la giusta chiave “blu", si entra però in un altro mondo, in un altro cinema.
3. 2001: Odissea nello Spazio. Un Kubrick lentissimo, l’equivalente filmico dell’ascolto di un album dei Sigur Ros: stupendo e di grande potenza artistica, ma (si può dire?), forse anche un po’ noioso. Odissea è un genere di film che divide in due il pubblico, lo si ama o lo si odia. A Kubrick va sempre un grande rispetto, se dovete guardarlo, siate pazienti e concentrati, o sarà una lenta agonia.
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4. Donnie Darko. Sono passati 14 anni dall’esordio alla regia di Richard Kelly. Film di culto per le nuove generazioni, tra esoterismo e fantascienza. Ventotto giorni alla fine del mondo, Donnie. Una narrazione non lineare, fatta di viaggi nel tempo che rendono difficile la comprensione di molte cose, eccezion fatta per le salienti emozioni di amore, paura, fato, il tutto accompagnato da scene comiche, grandi performance recitative, regia brillante.
5. Infine, immancabile il turno del regista danese Lars von Trier. Antichrist fu un esperimento cinematografico di grande coraggio, che ha messo insieme in modo davvero poderoso horror e erotismo, oltre che onirismo e psicoanalisi. von Trier è un regista che polarizza il pubblico, qui a confondere non è la narrazione ma i criptici dialoghi dei due coniugi protagonisti e le loro azioni. Una visione dura, a cui si continuerà a pensare per giorni.
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