Ritratto di Erika Favaro
Autore Erika Favaro :: 21 Maggio 2016

Il festival ricorda il grande Ettore Scola proponendo uno dei suoi film più belli

C'eravamo tanto amati

Sulla Croisette sabato 21 maggio si ricorda Ettore Scola e lo si fa nel modo più bello e vero con cui si può rendere omaggio ad un artista ovvero proiettando una sua opera.

Alle ore 21:30 infatti è prevista l’anteprima mondiale della versione restaurata di C’eravamo tanto amati, un progetto portato avanti dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Studio Canal. Oltre ad essere uno dei suoi film più belli in cui si raccontava un’amicizia lungo trent’anni, dal 1944 al 1974, è anche una di quelle pellicole per cui è davvero interessante vedere i risultati del restauro. L’intero film infatti alterna scene in bianco e nero ad altre a colori, in un passaggio dal passato alla modernità magistralmente racchiuso in quella sequenza con le sfumature di rosso che prendono forma sull’asfalto, dipinte dalla mano di un pittore di strada.

“Tanti anni fa la mia profonda ammirazione per C'eravamo tanto amati si tradusse nel tentativo di rinnovare quel suo sogno resistenziale di un'Italia diversa in quello non meno perdente legato all'utopia del '68 de La meglio gioventù” racconta Stefano Rulli, presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia. “Oggi con il restauro curato dalla Cineteca Nazionale mi piace testimoniare il mio amore per questo film preservando la sua 'fisicità' e restituendo ad esso, attraverso un restauro spero all’altezza, tutto il fascino di quel mondo e dei suoi colori”.

Ettore Scola seppe fare un lavoro magnifico anche con gli attori, chiedendo a Nino Manfredi, Vittorio Gassmann e Stefano Satta Flores di interpretare i tre amici sullo sfondo di un’Italia che cambia. È inoltre importante ricordare che Cannes aveva ospitato il maestro con ben 11 film di cui 6 in concorso a partire dal 1970 ed una volta anche come Presidente della Giuria.

[Leggi anche: Morto Ettore Scola, colonna portante del cinema italiano]

“È vero, Cannes e in generale la Francia si sono amati con mio padre e continuano a farlo pure dopo la sua scomparsa”, sottolinea Silvia Scola, sceneggiatrice e regista. “Quando vidi il film la prima volta al cinema ne rimasi folgorata come gran parte dei miei connazionali. Se il film è servito agli Italiani per conoscersi e capirsi un po’ di più, non è bastato però al paese per risolvere i suoi guasti. Ettore amava ripetere che se un film resta fresco e attuale, il merito non è tanto del regista e degli autori quanto un demerito della società che non ha risolto i suoi problemi. Sono felice che sia stato restaurato in modo che altre generazioni possano continuare a vederlo. E a riflettere”.

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