Il mito di Jet Li in “The Shaolin Temple” non è mai tramontato, così la Cina si sta muovendo per offrire all'Iran una nuova produzione wushu
Si chiamerà provvisoriamente Way of Shaolin e sarà la prima co-produzione tra Cina e Iran votata al pubblico iraniano e intrisa di wushu (kung fu). Il progetto, pre-annunciato l’anno scorso da Shinework Media (Cina) e Farabi Cinema Foundation (Iran), è in questo momento in fase di pre-produzione: si scelgono gli attori, di entrambe le parti, e si cercano location adatte tra la Cina e l’Iran. L'intenzione è quella di creare un prodotto che sia prima di tutto vincente su suolo locale (sebbene debba garantirsi l'ottenimento dello stato di film nazionale in Cina, al fine di raggiungere le sale), con una ambizione internazionale, visto che il genere ha grandi potenzialità anche in Europa e America.
La storia racconta di un iraniano appassionato di arti marziali che si reca in Cina per studiare i segreti dell’arte dei monaci Shaolin. Per raggiungere la posizione di maestro incontrerà ovviamente diverse peripezie.
Al fine di offrire un prodotto che sia all’altezza di quel che Jet Li fece nell’82, la produzione ha coinvolto direttamente gli Shaolin della provincia dello Henan per supervisionare le scene d’azione e le coreografie marziali.
L’Iran è una nazione che ha più volte dimostrato di essere interessata al genere delle arti marziali, al punto che di recente una delegazione dal Tempio Shaolin si è recata in Palestina per un live show con tanto di armi. In realtà l’interesse commerciale è di entrambe le parti, dato che la Cina vede nel mercato iraniano una stella nascente di qualità. Ci sarà anche una certa intesa a livello legislativo, visto che anche il suolo creativo iraniano pare essere un campo minato al pari della Cina.
In effetti, attorno ai monaci Shaolin negli anni si è costruita una cinematografia varia e coinvolgente, che schiera nomi dell’arte marziale di fama internazionale. L’ultima produzione è quella capitanata da Andy Lau nelle vesti del redento, affiancato da un Jackie Chan sempre in forma: Shaolin (2011). Ma come l’Iran bene evidenzia, la firma più originale è quella di un Jet Li ventenne del 1982, nella storica produzione hongkongese The Shaolin Temple che arrivò, in anni ancora non sospetti alla distribuzione internazionale. In effetti il film del 2011 è un tentativo di remake di questa produzione di Hong Kong, che ebbe accesso per la prima volta a location della Cina continentale.
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Infine, per sorridere, cito una simpatica produzione diretta da Stephen Chow nel 2001, che di Shaolin aveva più che altro l’ispirazione; arrivò addirittura in Italia qualche anno dopo, mostrando come si potesse produrre un film a metà tra le arti marziali e un elogio alla slapstick comedy. Si tratta di Shaolin Soccer, che di epico come gli altri ha avuto ben poco, ma fu decisamente una trovata spassosa per educare un pubblico più esteso ad un wushu… divulgativo.
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