Ritratto di Pierre Hombrebueno
Autore Pierre Hombrebueno :: 27 Maggio 2015

Ci ha lasciato a 67 anni il regista e documentarista: soltanto tre film all'attivo, l'ultimo dei quali uscirà quest'anno. L'attore e amico Valerio Mastandrea ne ha scritto un commovente commiato

Claudio Caligari e Valerio Mastandrea

Se n’è andato un altro pezzo di cinema italiano con la morte di Claudio Caligari, avvenuta a Roma martedì 26 maggio a 67 anni. Un pezzo di quel cinema ai margini, dedito alla delineazione di un’humanitas periferica, problematica, outsider e combattente. Un cinema ferocemente attaccato alla realtà, alle sue miserie, agli outsider. Un cinema, il suo, quasi misconosciuto non fosse per l’opera di una carriera (il durissimo Amore tossico, sulle vite disperate di due ragazzi dipendenti dall’eroina).

[Leggi anche: Claudio Caligari inizia a Roma le riprese di "Non essere cattivo"]

In questa carriera breve quanto folgorante si contano quattro documentari e tre film di finzione, ultimo dei quali, Non essere cattivo, realizzato a sette anni dal precedente (L’odore della notte, che arrivava dopo Amore tossico del 1983), uscirà quest’anno e Caligari è riuscito per un soffio a completarlo: si tratta di uno spaccato della periferia di Ostia – gli stessi luoghi dove Pier Paolo Pasolini ambientò i suoi film – in cui negli anni ’90 imperversa l’edonismo, tra droghe sintetiche e night club, e dove i due amici Vittorio e Cesare cercano di non affogare, e al tempo stesso di trovare uno scopo alla loro vita.

Produttore di Non essere cattivo è Valerio Mastandrea, da sempre amico di Caligari (con lui aveva girato anche L’odore della notte). E proprio Mastandrea, per onorare questo cineasta sempre volutamente nell’ombra, di una sensibilità e una resistenza rare, ha pubblicato su Tumblr un commosso omaggio, che parla di Caligari più e meglio di qualsiasi saggio: “Non ha mai smesso di fare film Claudio. Ne ha girati tre ma ne ha scritti, fatti e visti almeno il triplo. […] Ogni film non fatto da Claudio, Claudio lo ha fatto eccome. Come ha fatto il suo terzo e ultimo. Con l’amore e la cattiveria che la malattia gli imponeva. Con la dolcezza di chi riconosce la magia del cinema e delle persone che lo fanno. Con la stronza intelligenza di chi urlava il diritto al cinema da conoscere e da poter fare. […] Il suo cinema è stato e sarà sempre Politico. Non ha mai smesso di esserlo neanche quando non veniva materialmente realizzato. Bastava parlarne. Guardarlo mentre sceglieva il ritmo del respiro giusto per pronunciare la frase epica di turno. Ha sempre conosciuto i film che ha fatto. Li ha mangiati, bevuti, e vomitati prima di farli diventare un film. E’ stato forse l’ultimo intellettuale vecchie maniere. Con la capacità di sporcare la propria anima e la propria intelligenza del nucleo essenziale di quello che si apprestava a raccontare. Per Claudio “Ideologia” non è mai stata una brutta parola. Lo ha spinto a non fare mai un passo indietro e  gli ha permesso di difendere quello che faceva con una forza che non ho mai visto in vita mia. E gli ha consentito anche di lottare con il male  costringendolo ai supplementari più di una volta. Claudio ha perso ai rigori, che si sappia questo. E ai rigori non è mai una sconfitta reale. A tutti noi che lo abbiamo accompagnato nell’ultimo sogno realizzato è bastato questo”.

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