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Autore Rosa Maiuccaro :: 3 Settembre 2014

Al termine della proiezione di "Hungry Hearts" a Venezia, abbiamo intervistato la protagonista femminile Alba Rohrwacher che ci ha offerto delle interessanti riflessioni sul personaggio di Mina e sul disagio legato alla sua maternità

Saverio Costanzo, Adam Driver e Alba Rohrwacher

Hungry Hearts di Saverio Costanzo non è piaciuto proprio a tutti a Venezia, eppure sulla bravura dei due interpreti protagonisti, Alba Rohrwacher e Adam Driver, non vi è dubbio alcuno. La Rohrwacher è una delle migliori attrici in circolazione e la sua performance in lingua inglese non ha deluso le aspettative. L’abbiamo intervistata poco dopo la prima proiezione del film.

Che cosa ne pensi di Mina?
Mina è una donna che cerca di confrontarsi con la nascita del primo film. Il suo amore è talmente grande che sfocia nell’ossessione e così, provando ad agire nel bene, finisce per fare del male. Mi sarebbe tanto piaciuto vedere cosa ne sarebbe stato di lei se non fosse intervenuto qualcuno dall’esterno. La gita al mare fa intravedere che tutti questi eventi tragici l’hanno cambiata.

Come ha lavorato con Adam Driver? Sembrate davvero una coppia perfetta…
Con lui è stato tutto molto facile. Abbiamo fatto una lettura, forse due e si è buttato insieme a noi in quest’avventura. È stata un’esperienza bella ed intensa nonostante le difficoltà ma a mano a mano che le superavamo ci sentivamo un po’ più forti. Era come se lo conoscessi da sempre. Dal punto di vista lavorativo c’è stata una sintonia immediata che ci ha consentito di lavorare bene fin dal primo momento.

È la seconda volta che ti vediamo interpretare una madre sullo schermo. Hai fatto delle riflessioni a riguardo?
Credo che la maternità sia una cosa talmente intima e individuale che non sono riuscita a fare delle riflessioni o ad operare un confronto tra i due ruoli. Poi, se anche avessi fatto delle riflessioni di natura personale non le condividerei pubblicamente.

Che lavoro hai fatto sui due personaggi?
Sono due film molto diversi così come le donne protagoniste. L’unica cosa che può legarle è un amore assoluto verso i propri figli.

Tu che cosa hai provato quando hai letto Il Bambino Indaco?
Il romanzo mi ha creato una sensazione di solitudine. Ma è stato quando ho letto la sceneggiatura che ho capito quanto potesse essere interessante. Prendere parte alla costruzione di questa storia è stata quasi un’avventura per tutti noi. Parlo per me, ma anche per il resto del cast. Io non penso che Mina sia una folle e credo fermamente che sia portatrice di un sentimento d’amore.

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