"Stalin + Bianca" di Iacopo Barison, clamoroso successo di vendite, avrà un adattamento cinematografico, prodotto da Daniele Segre; in occasione del Torino Film Festival, il giovane scrittore ci ha raccontato i primi sviluppi e impressioni
Iacopo Barison è un ragazzo di 26 anni con le idee già molto chiare. Ci siamo ritrovati al Torino Film Festival, tra una proiezione e l'altra, per parlare del successo del suo secondo libro, Stalin + Bianca, edito da Tunuè, e dell'imminente adattamento cinematografico: i diritti sono stati infatti ceduti alla società di produzione torinese Redibis Film, fondata da Daniele Segre e Daniele De Cicco. «Ci siamo incontrati per parlare della sceneggiatura di un mio cortometraggio, poi mi hanno rivelato che avevano letto il libro e gli era piaciuto, e che erano interessati a farne un film».
Nata nel 2012, la Redibis ha già all'attivo diversi cortometraggi, tra cui Ultimo giro di Giuseppe Sansonna, presentato al TFF e il premiatissimo Un uccello molto serio di Lorenza Indovina tratto da un racconto di Niccolò Ammaniti. «Sono contento perché è una società giovane e mi sembra che abbia un progetto sensato per il mio libro: non vogliono stravolgere completamente la storia, come ti aspetti un po' dal mondo del cinema; l'idea che mi hanno dato è ottima, in più scriverò la sceneggiatura insieme al regista, che verrà scelto a breve».
Stalin + Bianca è un romanzo che già alla base si nutre di cinema, attraverso la videocamera del protagonista in un viaggio “di crescita” on the road e soprattutto la passione cinefila di Iacopo: «Ovviamente vederlo adattato per il grande schermo era il sogno ideale. Però non l'ho scritto in questo modo perché diventasse automaticamente un film; è un'ipotesi molto remota mentre scrivi, quando ancora non saprai se uscirà in libreria. Ma mi è venuto naturale fare un romanzo che parlasse, al di là del viaggio dei protagonisti e della loro storia d'amore, tramite immagini. Ho disseminato vari indizi cinefili nel libro: il personaggio di Bianca è chiaramente un omaggio a Nanni Moretti e soprattutto c'è molto Truffaut; mi sono ispirato al modo in cui raccontava, in maniera analitica e non banale». Ma Iacopo precisa che il film andrà verso un'altra direzione, evitando la trasposizione troppo fedele della fonte letteraria «tipo film come Cosmopolis, che non hanno senso di esistere».
E allora, ci chiediamo insieme, dove risiede la differenza tra cinema e letteratura? «Sono linguaggi totalmente differenti. Il cinema è forse più facile da fruire, in un periodo come questo in cui si fatica molto a concentrarsi; rimane più immediato, anche se le sale, esclusi i festival, sono sempre più vuote. Siamo in un tempo storico in cui cinema e letteratura dovrebbero cercare di avvicinarsi il più possibile alla gente senza però banalizzare i contenuti. Uno che riesce a farlo benissimo è Sorrentino; c'è chi lo odia, ma gli si deve dare atto che, senza perdere l'autorialità, è bravissimo a farsi piacere alla gente. O Bret Easton Ellis che riesce a essere geniale senza però diventare inaccessibile».
I tempi per vedere Stalin + Bianca al cinema, che avrà una co-produzione internazionale, saranno relativamente brevi, e Iacopo, con un'ambizione che non si ferma mai e una grande sensibilità, sogna già i Festival.
«La mia è diventata una bella storia da raccontare: non sono figlio di nessuno, di nessun produttore o editore, sono un po' l'eccezione della regola per cui l'Italia è un paese per vecchi. E ho avuto la fortuna di aver capito presto cosa volevo fare»: il resto è tutto impegno.
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