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Autore Riccardo Lo Bue :: 8 Luglio 2014

"Like Me, Like a Joker" la web serie che racconta Joker, uno dei più celebri supercriminali dei fumetti, in una veste inedita. Intervista al regista Bruno Mirabella

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Joker come metafora della follia, è questa l’essenza della nuova web serie Like Me, Like a Joker, realizzata dalla compagnia teatrale Burattini senza fili. Nata otto anni fa da un gruppo di studenti, la Burattini senza fili è “un ritrovo di giovani artisti, che vogliono spezzare i fili della quotidianità attraverso le forme d'arte di Cinema e Teatro”, racconta Bruno Mirabella regista della serie. La compagnia ha già portato in scena diversi spettacoli teatrali, alcuni dei quali scritti dallo stesso Mirabella. Poi è nata la sezione cinematografica. Il primo corto ha vinto il Sebastiano Tosto 2009. A questo sono seguiti altri corti, come La Bambina e un vecchio, Trinacria, Dalle 3 alle 3:30 e No Fly Zone, che hanno vinto o ricevuto nomination in Festival nazionali e internazionali. Oggi con Like Me, Like a Joker debuttano con la loro prima web serie. Si tratta di una produzione indipendente low budget, ma il regista non esclude che in futuro possa chiedere aiuto alla comunità online con il crowdfunding. La prima stagione conterà sette episodi. La puntata pilota è stata messa online il 30 giugno, poi usciranno due blocchi di quattro e tre puntate, con una pausa a metà stagione e si concluderà ad aprile del 2015. La serie, sottotitolata in inglese, ha ambizioni internazionali, infatti, come spiega il regista, il primo obiettivo è di espandere il pubblico oltre i confini nazionali e, successivamente, sarà candidata a diversi festival internazionali.
Per conoscere meglio il progetto, ci siamo fatti raccontare curiosità e retroscena direttamente dal regista Bruno Mirabella.

Come nasce l’idea di Like me Like a Joker?
L'idea è nata inizialmente come un cortometraggio di stampo teatrale, con un lungo monologo di un Joker anziano. Un lascito del villain più celebre del cavaliere oscuro, un elogio alla follia. Joker redige un testamento mentre esala gli ultimi respiri, dentro il suo covo/teatro, immerso in una montagna di carte da gioco. Secondo il mio punto di vista lui rappresenta una “terza via”, rispetto al bivio classico tra il bene e il male che la morale e la società ci hanno sempre raccontato. È un'icona contemporanea dello spirito dionisiaco. Un'immagine vestita nel passato da altre figure e altri nomi, che si rinnova nei secoli, e che oggi forse con “Joker” ha raggiunto una delle massime espressioni e diffusione. La follia intesa come l'assumere un punto di vista altro, diverso, innovativo. Un punto di vista che ti permette di scorgere molteplici realtà oltre a quella apparente, di distruggere con “un coltello e un po' di dinamite” il velo di Maya. Questa capacità non rimane fine a se stessa, Joker è un giullare, e veste quindi i panni di satiro e insegnante. Aspetti che ho voluto esaltare. Lui, l'unico senza maschera, o meglio che l'ha incarnata, mostra agli altri la finzione delle loro regole, delle loro verità assolute. Se utilizza metodi brutali, è solo a causa di un “giorno di ordinaria follia”. Mostra e impartisce ma senza essere per forza legato ai suoi discepoli. La battaglia che ingaggia con Batman, citando il film di Nolan, è per l'anima di Gotham, quindi del mondo, una battaglia che non troverà vincitori, perché l'uomo pipistrello e il re dei giullari sono due poli opposti, ma giustificano l'uno l'esistenza dell'altro. Due poli non tra il bene e il male, ma tra due forme di “follia” pura, le due forze generiche che guidano il mondo. Per questo ho sempre adorato e seguito la saga di Batman. Perché non si è limitato a scazzottate e a dividere il mondo in bianco e nero. La psicologia dei personaggi e le loro zone di grigio, per prima quelle del protagonista, credo che siano le cose che più affascinano.

Qual è il significato del titolo?
Il protagonista, Joker, vuole dimostrare l'inesistenza della divisione del mondo in “buoni” e “cattivi”, tutti sono pazzi come lui. Il messaggio che voglio mandare è quello appunto della mia visione della parola “Follia”. Non sono arrivato a questo concetto attraverso Joker, ma l'esatto contrario. Sfrutto un'immagine della cultura Pop qual è quella di Joker, per raccontare il tema della follia e del suo contagio. È uno strumento come lo sono la regia, la fotografia e il montaggio, che vengono adattati al racconto e prendono stili diversi a seconda della forma che questa follia assume all'interno del singolo episodio.

Ci puoi raccontare la trama?
Le storie saranno narrate in modo isolato fra loro, con due principali storyline che legheranno ogni episodio ovvero: una futura Gotham dominata da un anziano e morente Joker e la nascita di Harley Quinn in un Arkham Asylum, lacerato da lotte di potere e intrighi. Infine una storia autoconclusiva per ogni puntata sulle origini di uno specifico personaggio.

Troveremo altri personaggi del mondo di Batman?
Certamente. Nella prima stagione saranno approfondite le storie di Harley Quinn, del Pinguino, di Due Facce, Poison Ivy, Catwoman, Bruce Wayne bambino e un giovane Jim Gordon, oltre numerosi camei di villian ed eroi. E se avremo la fortuna di una seconda stagione, ci saranno altri protagonisti di cui abbiamo una voglia “matta” d’inserire nella serie.

La storia è inedita o v’ispirate a qualche fumetto o film in particolare?
La storia è inedita e scritta da me. Ovviamente ci sono le dovute ispirazioni e citazioni. Come i fumetti di Frank Miller (Dark Knight Returns e Year One), Morrison (Arkham Asylum), Moore (The Killing Joke), Ed Brubaker e Doug Mahnke (The Man Who Laughs), I videogiochi Arkham Asylum e Arkham City e le trasposizioni cinematografiche di Christopher Nolan e Tim Burton. Citiamo per far capire che conosciamo l'argomento, ma seguiremo strade narrative innovative e totalmente nostre, con creazione di personaggi del tutto inediti e lo stravolgimento di alcuni invece consolidati e conosciuti. Per il personaggio di Joker abbiamo preso gli elementi migliori delle varie forme in cui lo abbiamo visto e ne abbiamo creato uno totalmente nostro.

Al di là dei film su Batman, c’è un regista che prende come modello di riferimento?
Per quanto riguarda Like me, Like a Joker come riferimenti ho sicuramente guardato a David Lynch, Oliver Stone, Stanley Kubrick e Fritz Lang.

Dove è stata girata la serie?
Praticamente abbiamo utilizzato e utilizzeremo molte location a Catania e in Sicilia in generale. La storia del Pinguino l'abbiamo interamente girata tra i boschi e le aree innevate dell'Etna, la tragedia della famiglia Wayne tra le strade barocche di una Catania notturna. Set Spettacolari e perfetti quali Arkham Asylum (Ospedale S. Luigi) e il Teatro/Covo dell'anziano Joker (Teatro del S. Filippo Neri), entrambi a Catania. Ci sono stati dati gratuitamente rispettivamente dall'A.R.N.A.S Garibaldi e dalla dirigenza del S. Filippo Neri e cogliamo l'occasione per ringraziarli.
Abbiamo intenzione, per gli episodi che ancora non abbiamo girato, di valorizzare altri luoghi della nostra Sicilia, ed è una bella sfida sfruttare dei paesaggi mediterranei e barocchi per raccontare le vicende di una città “gotica” americana. Con inaspettata sorpresa ci stiamo accorgendo che non solo si può fare, ma che riusciamo a dare anche un tocco innovativo a quello che abbiamo sempre visto come trasposizione cinematografica e televisiva della saga del Cavaliere Oscuro.

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Like Me, Like A Joker - Teaser

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