Recensione di Reality: Matteo Garrone supera il neorealismo e abbraccia le sfumature oniriche e surreali di una favola nera dal toccante magnetismo. A rimanere, alla fine, è l'amarezza di un racconto sulla disfatta mascherato da pungente beffa
Cresce meravigliosamente di film in film Matteo Garrone, che dopo gli squarci nei meandri della malavita in Gomorra, ci porta qui in una dimensione perennemente avvolta da un surrealismo magico che s'incolla alla quotidianità con toccante magnetismo. Non è più possibile girare un film neorealista, il cineasta lo sa bene, ed infatti farcisce la sua pellicola di elementi grotteschi e weirdo, come in una favola della crudeltà in cui a rimanere, alla fine, è l'umana amarezza nel vedere ancora una volta come siamo diventati oggi, ai piedi della postmodernità sempre più sdoppiata da sé stessa, moltiplicata per mille attraverso gli schermi deformanti di un incontrollato vaso di pandora, anarchica e suggestiva scatola nera in cui frantumare i propri sogni e la nostalgia di un presente in verità inesistente.
Il regista gira un film sui reality girando in maniera opposta ai reality, ovvero sfruttando a fondo i mezzi espressivi che permette il cinema, tra sfavillanti pianisequenza e un virtuosismo registico alienante e invidiabile per la maggior parte degli autori nostrani. La bravura di Garrone é nell'attenzione verso ogni più microscopico dettaglio, nella creazione di un mood un po' sognante e decisamente attonito, basti vedere la bellissima scena iniziale dei festeggiamenti, la quale ci introduce al protagonista Luciano, pescivendolo napoletano ossessionato dal Grande Fratello. Una fissazione che vediamo crescere di minuto in minuto, fino a deragliarci totalmente nel più incredibile delirio, con lui ormai convinto di essere spiato ovunque, anche dagli insetti. Eppure, Garrone evita di fare l'ennesimo film sociale e piuttosto abbraccia il sarcasmo decameronesco, la resa mascherata da pungente beffa onirica.
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Pioggia di riconoscimenti, dal Gran Premio della Giuria a Cannes fino a 3 David di Donatello, passando per alcuni Nastri D'Argento a diversi altri rinomati festival internazionali. Perché in questa guerra tra il reality e la realtà, a vincere è stato fortunatamente il cinema, in tutta la sua forza evocativa e ricchezza di sfumature. Un film sfuggente, fatalmente seducente eppur così lucido e vivo: Reality è la fiaba nera della buonanotte che dovremmo raccontarci ogni volta prima di dormire.
Voto della redazione:
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