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Autore Luca Carbonaro :: 23 Settembre 2016

Un nuovo "scandalo" emerge alla corte del plurimiliardario americano Mark Zuckerberg. Semberebbe, infatti, che Facebook abbia falsificato i dati delle tempistiche medie di visualizzazioni, creando forte malcontento tra i grandi inserzionisti

Facebook dati falsificati

Il noto social network creato dalla mente geniale di un solo uomo, Mark Zuckerberg, nel lontano 2004 come una semplice piattaforma di scambi universitari, si è ben presto trasformato in un vero colosso della tecnologia. Lo scorso anno, per citare un esempio pratico, oltre un miliardo di utenti si è connesso su Facebook, in un solo giorno, creando un vero e proprio record storico.

Il web è stato quindi spremuto all'osso ed utilizzato come fonte di guadagno per le grosse multinazionali che hanno investito buona parte del loro denaro. Ma, a quanto pare, non è tutto oro quel che luccica. Sembrerebbe, infatti, che  FB abbia volutamente ingigantito i dati relativi alle visualizzazioni dei video pubblicitari, da parte degli utenti, facendo infuriare gli inserzionisti collaboratori.

Zuckerberg è voluto subito correre ai ripari affermando che a breve verrà introdotta una nuova metrica per conteggiare i valori ma, stando a quanto riportato da una lettera di Publicis Media e poi visionata dal Wall Street Journal, l'agenzia era già stata avvisata dell'errato conteggio. Anche GroupM, media investment company del gruppo Wpp, ha ricevuto un avvertimento diretto ed ha così commentato:

"Di recente abbiamo rilevato un errore nel sistema di calcolo di uno dei nostri indici sui video. L’errore è stato corretto, non ha inciso sulla fatturazione, e l’abbiamo comunicato ai nostri partner sia attraverso i nostri servizi di gestione del prodotto, che tramite il supporto vendite e publisher. Inoltre abbiamo rinominato il parametro per chiarire cosa misura. Questo dato è uno dei tanti che i nostri partner utilizzano per valutare le proprie campagne video".

Un vero e proprio motivo di imbarazzo, dunque, per la piattaforma creata da Zuckerberg che, nel corso degli anni, ha spinto molto sulla crescita del consumo dei video e sulle partnership con Youtube, Twitter e tutte le fonti che trasmettono annunci del genere. Questo notevole errore di calcolo potrebbe compromettere anche gli "spazi coperti" che aziende come FB sono accusati di gestire, andando a violare la stragrande maggioranza degli open data.

Nel corso di un'intervista dello scorso anno Keith Weed, chief marketing officer di Unilever, aveva ampiamente criticato le strategie di Facebook, ritenendo assolutamente indispensabile una terza parte incaricata del monitoraggio e della verifica della piattaforma.

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