Opera difficile e controversa. Presentato all'ultimo festival di Cannes, dove ha ricevuto il premio per l'originalità, il coraggio e l'audacia, Crash ha innescato velenose polemiche tra i critici. La recensione
Opera difficile e controversa. Presentato all'ultimo festival di Cannes, dove ha ricevuto il premio per l'originalità, il coraggio e l'audacia, Crash ha innescato velenose polemiche tra i critici. Non solo. Negli Stati Uniti la New Line Pictures, responsabile della distribuzione, ne ha ritardato l'uscita che si avrà, se tutto va bene, nel '97. In Gran Bretagna il ministro dell'istruzione, signora Bottomley, ha chiesto alle autorità locali di vietarne la proiezione. In Italia non siamo da meno, visto il buffo episodio napoletano che ha spinto un magistrato, per la stupida richiesta di un consigliere comunale, a visionare la pellicola. Per fortuna il buon senso ha prevalso e non si è arrivati al sequestro del film.
Come succede sempre quando c'è di mezzo il sesso, Crash è stato considerato subito un film pornografico. Le scene di sesso riempiono il film dall'inizio alla fine. Nei primi minuti ce ne sono almeno quattro di seguito. Una prassi usuale soltanto nei film a luci rosse e da qui si capisce la possibilità di facili equivoci. Ma il vero shock è stato provocato dal fatto di associare il piacere sessuale all'incidente automobilistico: qualcuno si è preoccupato dei rischi di emulazione.
In realtà la tematica scelta da Cronenberg non poteva, per un ottimale sviluppo, fare a meno di scene erotiche, che risultano essenziali e insopprimibili e peraltro per nulla pornografiche, nel senso comune e volgare del termine.
James Ballard (James Spader) è un regista pubblicitario. Con la moglie (Deborah Kara Unger) ha un rapporto libero e perverso. Le loro fantasie erotiche vengono alimentate da continui rapporti con altri partners. Un giorno Ballard ha un incidente automobilistico. La sua macchina si scontra con quella di una coppia di coniugi. L'uomo muore sul colpo. La donna, la dottoressa Helen Remington (Holly Hunter), è ferita. Attraverso i vetri frantumati e le carrozzerie in fumo, Ballard vede la donna bloccata nel sedile, ma cosciente; la fissa negli occhi, poi lei cerca di muoversi, nel farlo le si scopre il seno. L'istante è colmo di morboso erotismo, tanto più prorompente e violento nel suo inaspettato sprigionarsi. L'erotismo è avido e imprevedibile, si nutre degli eventi più insoliti e cruenti. In questo caso del sangue sulle lamiere, delle ferite e mutilazioni dei corpi. Eccitati da questa inedita frontiera, James, Catherine ed Helen si uniscono selvaggiamente, nutrendo le pruriginose fantasie che prevedono sempre nuovi "crash". A guidarli nel lussurioso percorso è Vaughan (Elias Koteas) ex scienziato, guru dello scontro, ossessionato dalle cromature distorte, dalle pieghe impresse dai corpi sui sedili vinilici, dai liquidi organici che ricoprono le superfici meccaniche, dalle orribili eppure stupende cicatrici, alcune a forma di vagina, che nascondono nuovi orizzonti di senso erotico. Vaughan è sconvolto dal furore feticistico di ricreare gli incidenti che hanno causato la morte di James Dean e Jayne Mansfield.
Cronenberg ha optato per una rappresentazione solo apparentemente fredda e scarna, aiutato dai luoghi anemici: l'ospedale, il garage dell'aeroporto, la città abbrutita dal cemento delle corsie autostradali; e grazie alla glaciale fotografia di Peter Suschitzky, ha costruito un universo fantasmatico e subliminale, dominato da perversioni prepotenti e allucinato dalla beatitudine della morte-orgasmo.
Il film è tratto dal romanzo omonimo del '73 dell'inglese James Graham Ballard, uno dei più grandi scrittori contemporanei di scienze fiction. Con Crash, Ballard ha esplorato i più cupi territori della mente, sviscerando dal cervello umano conturbanti ossessioni. Delle quali il film di Cronenberg è una perfetta trasposizione.
È l'ossessione sessuale che si sprigiona dall'unione inevitabile tra tecnologia e corpo umano. Ipotesi sconvolgente, incredibile, appena immaginabile solo se coraggiosamente decidiamo di prenderla minimamente in considerazione. O solo se consideriamo vere le profezie che, come si dice nel film, sono sempre stracciate e sporche.
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