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Autore Redazione :: 4 Ottobre 2015

Da sempre i mezzi stradali hanno attirato l’immaginario cinematografico. Automobili, moto, bus e camion hanno movimentato la storia del cinema

David Cronenberg sul set di Crash

Abbiamo imparato che la storia del cinema inizia con il famoso treno che arriva alla stazione di La Ciotat dei fratelli Lumière. Da allora nell’epoca del muto i treni sono i primi protagonisti, come in una celebrazione delle nuove tecnologie dell’inizio del Novecento. E insieme ai treni anche le prime automobili.

Méliès, per esempio, dirige nel 1905 Le Raid Paris – Monte Carlo en deux heures (La corsa Parigi Montecarlo in due ore). Ricordiamoci poi che molte commedie slapstick sfruttano proprio l’automobile ed in genere i mezzi stradali per la comicità ancora più esaltante. Ricordiamo per esempio una bellissima corsa in moto di Buster Keaton in Sherlock Jr. - La palla n. 13 (1924).

Le cose cambiarono molto negli anni cinquanta e sessanta, grazie al fatto che le automobili si diffusero ampiamente nelle società. Da una parte simbolo giovanile, dall’altra teatro in cui si svolgevano innumerevoli vicende, vedi le coppie innamorate dei drive in. Infine, anche luogo perturbante di alcuni horror, pensiamo per esempio a Christine, macchina infernale.

Fare una graduatoria selettiva tra le migliori opere cinematografiche nelle quali l’automobile riveste un ruolo importante è praticamente impossibile, i titoli infatti sono centinaia.

Ci tentiamo riducendo a una decina di possibili idee di base. Andiamo direttamente negli anni sessanta. Il sorpasso (1961) di Dino Risi è davvero uno di quei titoli che non si può non associare all’auto in cui viaggiano Vittorio Gassman e Jean Luis Trintignant. Alcune scene sono rimaste davvero cult come quella che vi proponiamo nel video.

Sul fronte delle corse un classico indimenticabile è Indianapolis pista infernale (1968) di James Goldstone. Protagonista Paul Newman al suo massimo splendore. Da associare magari con qualche altro classico con protagonista Steve McQueen come Bullit (1968) di Peter Yates.

Passiamo alle moto, rimanendo nel clima degli anni sessanta. Il titolo imprescindibile è Easy Rider (1969) di Dennis Hopper. Se non l’avete ancora visto correte a vederlo, è uno dei film più importanti di quegli anni e non solo. Con Dennis Hopper, Jack Nicholson e Peter Fonda hippies.

Passiamo agli anni settanta. Il clima forse è già cambiato. La dimensione folle, surreale o iperrealistica di Duel (1972) di Steven Spielberg non contiene tutti i germi dei generi horror e fantascienza a venire negli anni successivi?

Le automobili sono personaggi onnipresenti anche nei film italiani del periodo del boom economico. Non poteva dunque mancare anche il rovescio della medaglia. L’ingorgo (1978) di  Luigi Comencini è già consapevole della crisi del mezzo anche dopo la ben nota crisi petrolifera.

Nel 1988 un film particolare sulle auto è Tucker, un uomo e il suo sogno di Francis Ford Coppola. Forse la prima opera consapevole sulle dotazioni complessive delle automobili dal design agli strumenti di sicurezza e il ruolo dell’industria automobilistica

Film unico è anche Speed (1994) di Jan De Bont. Questa volta ci spostiamo sul versante della velocità di un mezzo stradale diverso, il pulmann, che coincide anche con gli effetti speciali e la spettacolarità della messa in scena. Speed, infatti, rappresenta anche il cambiamento in atto in quegli anni, il passaggio dagli effetti speciali tradizionali a quelli digitali che avrebbero poi cambiato tutto nella storia del cinema. E il pubblico già voleva e presentiva quel tipo di messa in scena, tutta basata sulla velocità (non a caso il titolo… ).

Infine, resta da chiudere il cerchio con poco più di un paio di titoli che suggeriscono la mutazione dell’auto. Il primo è senz’altro Crash (1996) di David Cronenberg. Anche se già immaginario nelle pagine di James Ballard, da cui è derivato, il film di Cronenberg dà una scossa profonda allo spettatore. Protagonisti come James Spader, Deborah Kara Unger, Elias Koteas, Holly Hunter, Rosanna Arquette, tutti in stato di grazia per interpretare ruoli davvero difficili.

Ultimo all’appello è ancora Cronenberg con Cosmopolis (2012) e la limousine ufficio con James Pattinson. Poteva anche essere un altro dei cineasti che adoriamo, ossia Leos Carax con il suo imprescindibile Holy Motors (2012). Entrambi i film cambiano l’assetto immaginativo fantastico del mezzo stradale per il terzo millennio.

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