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Autore Enrico Bulleri :: 22 Maggio 2017

"Wolf Creek- The Series". La nuova miniserie australiana di Greg McLean che in sei episodi espande il mondo di Mick Taylor, l'icona aussie degli psycho-killer, e divenuto uno dei personaggi più carismatici del new horror contemporaneo

Wolf Creek

Lo stupore è stato tanto, alla notizia che anche “Wolf Creek”, sarebbe stato trasformato  in una serie televisiva che avrebbe espanso l’universo narrativo dei film, ad eccezione del ritmo narrativo sensibilmente più rallentato. La prima stagione non utilizza i sei episodi,  soltanto per raccontare essenzialmente la stessa storia che i due film hanno raccontato in circa 105’ minuti ciascuno.

Fortunatamente, "Wolf Creek: The Series" è una miniserie diversa da quasi  tutte le altre. E’ tanto quanto un seguito diluito del bello e famoso survival thriller del 2005 che rivelò il talento di Greg McLean, e di "Wolf Creek 2", il quasi-capolavoro che McLean ha diretto dieci anni dopo il primo film, con questo ulteriore seguito espanso e molto cinematografico di quattro ore e mezza, spalmate in sei episodi.

"Episodio 1: Billabong" l’unico dei sei diretto dallo stesso McLean(gli altri sono stati tutti diretti da Tony Tilse)  non svela ancora pienamente la costruzione della serie. Il serial killer di Dundee  Mick Taylor entra in gioco a cinque minuti dall'inizio, compiendo il suo primo turpe atto in maniera così veloce ed inaspettata, da fare veramente reagire lo spettatore con uno stupito: "Lo ha già fatto??

Mick uccide tutta la famiglia di turisti americani compreso un bambino di circa undici anni sparandoli alla schiena mentre sta fuggendo, e lasciando solo la figlia 19 anni, Eve, ferita e apparentemente morta. Eve sopravvive, cosa che le vittime di Mick in genere non fanno, e da allora una volta rimessasi dalle ferite, passerà i due anni successivi in cerca di vendetta, alla sua ricerca nell’Outback australiano. una ricerca votata a riuscire laddove la polizia australiana non è riuscita in tanti anni, fin da prima che lei nascesse. Un “cold case” da chiuderee  che consiste nel rintracciare Mick Taylor e compiere su di lui una sanguinaria vendetta.

La scia di migliaia di persone scomparse nell’Outback australiano fa si  che anche quelle fatte sparire da Mick finiscano nell’enorme calderone dei casi insoluti, ma il sergente di polizia Sullivan Hill continua a conservare un file a dispetto di questo, sul misterioso assassino. Sullivan potrebbe prendere una posizione più cooperativa e includere Eve nella sua indagine, come civile, anche se le circostanze non la terranno così fuori dai suoi guai con la legge. Finirà incarcerata per avere inconsapevolmente detenuto droghe, danneggiato le proprietà della polizia e fuggendo dalla custodia, l'inadeguato antagonismo di Eve alla sua autorità le lascerà poca scelta, se non di proseguire da sola.

Questo rende "Wolf Creek: The Series" un po ‘ come "The Fugitive", con Eve che si prende gioco di  Richard Kimble come il Sam Gerard di Sullivan. Gli episodi successivi seguono  Eve che viaggia armata da città a città in tutta l'Australia alla ricerca dell’uomo, incontrando gente dei tipi più diversi, e che la coinvolgono in delle storie diverse ad ogni episodio,  mentre Eve e Mick  si avvicinano l’un con l’altro, lungo le autostrade perse nel nulla, nell’outback australiano.

Lo spettatore deve consegnarsi ai subplots, e ai personaggi secondari che regolarmente si intersecano con la protagonista, tutto questo a seguito della decisione iniziale di  Sullivan che respinge l'intenzione di Eve di dare la caccia a Mick, scoraggiandola con l’avvertimento che l'Australia sia così vasta, per cui sarebbe più facile trovare il proverbiale ago nel pagliaio. Eppure, non importa se sia l'Australia occidentale, l'Australia del sud o il territorio settentrionale, la stessa dozzina di persone sembrano inconsapevolmente in grado di incontrarsi e con essi le loro vicende, attraverso i bar e le tavole calde, non importa quanto siano lontane le località.

La fotografia di Geoffrey Hall restituisce la maggior parte degli scenari esterni con sequenze  che ne catturano l'espansiva e lussureggiante bellezza, e la loro portata nel paese. Poi il continuo nella narrazione rende normalizzata questa impressione, suggerendo che l'Outback è un cortile popolato da una manciata di persone, che non possono fare a meno di imbattersi  regolarmente l’un con l’altra.

Il ritratto offerto dal sempre carismatico John Jarratt di Mick Taylor elabora l'attore e il personaggio tra le più memorabili icone contemporanee del new horror. I tanti fan potrebbero essere stati scoraggiati nell’aver sentito che la ridotta presenza di Mick nell'incarnazione televisiva di “Wolf Creek” significhi che Jarratt non abbia abbastanza tempo per svilupparsi, anche con un tempo di esecuzione della intera serie di quasi 300 minuti. Quando però appare, sicuramente lo fa bene. E nel finale "Episodio 6: Wolf Creek" Mick ricompensa i fan della paziente attesa con un flashback della propria infanzia il quale ci offre una visione delle sue motivazioni. Ma Mick a volte deve comunque continuare a combattere per restare rilevante nell’economia interna del racconto, quando le altre linee della narrazione si allontanano troppo dalla sua.

È un dono da accettare ma che contiene al suo interno un compromesso. Dato che Mick riduce in modo sconnesso il punto focale di Eve, e Lucy Fry impersona una “final girl” più competente e di cui non è assolutamente facile sbarazzarsi. John Jarratt può essere premiato, ma "Wolf Creek" è una vetrina per Lucy Fry, che nel suo ruolo è veramente luminosa. Certa di interpretare una sorella di Kristina Klebe in futuro progetto, Fry tocca bellamente diverse note tra l’ingannevole e il vulnerabile per continuare ad essere in grado di mantenere la propria missione, al di là di tutti i pericoli che incontra e le ingiurie che trova, sul suo cammino.

Parlando del pericolo, un’altra problematica a prescindere della premessa, implica che le sceneggiature degli episodi  debbano continuamente mantenere Eve alternativamente sulla padella o sulla brace, quando non è Mick, a minacciarla di bruciarsi. Questo è necessario per mantenere arroventata la tensione, perchè "Wolf Creek: The Series" vuole davvero dare l'impressione che una bionda americana in Australia non possa andare da nessuna parte senza che qualcuno cerchi di stuprarla, derubarla o accoltellarla allo stomaco.

"Episodio 3: Salt Lake" ripete anch’esso lo stesso tracciato dentro la durata di ca. 48 minuti,  un tizio che cerca di sopraffare Eve nel suo furgoncino. Non voglio dire che la minaccia portata da Mick venga sottovalutata, apportando queste minacce aggiuntive. Al contrario, in una scena in cui Mick affronta qualcun altro che la perseguita, c'è un'intensità nella loro interazione che proviene dalla personalità polverosa di Mick, sempre a metà tra l’esplodere e il risultare così simpatico, e comunque, costantemente pericolosissimo. La minaccia persiste in ogni ambiente e in ogni incontro,  tanto che tutto sembra cospirare per uccidere Eve, destando quasi stupore.

"Wolf Creek" diluisce i tempi della sua narrazione con alcuni cenni interessanti.  Sullivan ha un subplot che coinvolge il suo matrimonio in difficoltà, ma non più di tre minuti dedicati a quello che veramente deciderà di fare, dopo avere trovato la moglie a letto con un altro, poi malmenato e ammanettato nudo, alla propria macchina. Il primo episodio in cui Eve insegue brevemente l’uomo sbagliato agisce come un “presagio” del finale. E alcune delle scene di Mick sono solo montaggi disseminati  per rivelare i  suoi personali  particolari, che lo hanno portato alla follia.

La serie si distingue complessivamente anche grazie alle superlative interpretazioni di supporto degli attori secondari,  e che compaiono in uno o due episodi. Deborah Mailman è piacevolmente incisiva come proprietaria di un cafe-santuario di gadget, tazze e magliette,  dedicati a un viso sbiadito della Vergine Maria, apparso ad una donna delle pulizie, sul  pavimento in un  bagno. Rhondda Findleton fornisce i minuti più emozionanti di "Episodio 4: Opalville" nei panni di una  madre in lutto, e che nasconde i segreti più oscuri di suo marito.

Allo stesso modo, apprezzo questo ritorno al franchise, alle radici survivalistiche e di malinconia del primo film, più che dal comunque complessivamente superiore,  "Wolf Creek 2". Appena una maggiore coesione interna nello sviluppo, e i sei separati episodi, potrebbero essere un unico lungo film di circa 320 minuti. Nel complesso, "Wolf Creek: The Series" è una di quelle serie essenziali e da vedere, degli ultimi mesi, in definitiva avvincente, a condizione che esista una volontà di investire 4,5 ore in un'espansione alla mitologia dei film, la quale corrisponda anche ad una volontà di trascurare una sceneggiatura implausibile.

Australian Accademy of Cinema and Television Art (AACTA) Awards  2016
Nominato
AACTA Awards

Miglior Fotografia in Televisione
Geoffrey Hall Per l’Episodio: " Wolf Creek: Salt Lake (2016)"

Fangoria Chainsaw Awards 2017

Nominato
Al Chainsaw Award  come Miglior attrice TV
Lucy Fry

Lucy Fry è australiana e interpreta  Eve Thorogood che sarebbe un’ americana proveniente da Omaha, Nebraska.

Wolf Creek esiste davvero nell'Australia occidentale, ma in realtà è scritta come "Wolfe Creek".

Lo scrittore e regista Greg McLean ha detto questo della serie: "Non è certamente una serie horror allo stesso modo in cui i film di “Wolf Creek” sono film horror, ma è davvero un thriller di suspense e davvero un puzzle  di personaggi, perché fondamentalmente stiamo seguendo un personaggio che non è Mick nel suo mondo, quale solitamente abbiamo conosciuto nei due film. Mick è una grande parte di esso, ma stiamo seguendo un altro personaggio e il dramma che sta succedendo attorno a quella persona ".

Il creatore e regista di “Wolf Creek” (2016), Greg McLean , ha spiegato che la serie di “Wolf Creek” è stata generata dai film “Wolf Creek” (2005) e “Wolf Creek 2” (2013) e l’ha descritta come una "grande espansione in questo mondo davvero osceno".

Dustin Clare e John Jarratt hanno interpretato due ruoli nella serie “Le sorelle McLeod” (2001). Nella sesta stagione John Jarratt smise di apparire nella serie, e pochi mesi dopo invece vi si unì Dustin Clare.

John Jarrat (Mick Taylor) e Fletcher Humphrys (Jesus) hanno lavorato insieme anch’essi nella serie sopracitata “Mcleods Daughters” (2001) nelle prime due stagioni. Interpretavano due lavoratori agricoli della fattoria di Harry Ryan Killarney.

Spoiler

La voce di trivia qui seguente potrebbe rivelare un importante aspetto della trama

Il personaggio di Ben Mitchell, dal primo film di “Wolf Creek”(nel 2005) compare con lo stesso nome, Jesus, nella serie televisiva.

 

Pubblicato il 30 mar 2016 Coming soon, the Stan Original series Wolf Creek follows Eve (Lucy Fry), a young American tourist whose family is murdered in the outback, beginning a high stakes game of cat-and-mouse as she seeks revenge on psychopath Mic
Opening Wolf creek the series
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