Luca Argentero ha presentato a Milano "Fratelli unici" assieme al regista Federici, il produttore Bernabei e la partner di scena Leone, raccontando di un set divertente, di una forte alchimia coi colleghi e dei progetti futuri.
La parola più ricorrente, nel corso della conferenza stampa milanese di Fratelli unici (01 Distribution), è anche una dichiarazione d'intenti: leggerezza. La usano tutti i presenti, il produttore Luca Bernabei, gli attori Luca Argentero e Miriam Leone e il regista Alessio Maria Federici, realizzatore della pellicola in sala dal 1 Ottobre in 420 copie. Realizzatore, così si definisce Federici, perchè "quella di fare l'autore non è una frenesia che mi appartiene, desideravo girare una love comedy leggera, ma anche riflettere sul tema degli errori, che non sono tali finchè non li commetti, e sulle problematiche della vita che, tirando le fila, si risolvono in famiglia, tra fratelli".
Aggiunge Bernabei: "Ci piaceva l'idea di un film dove si piange e si ride, che non sia non solo una commedia sentimentale, ma anche un'opera con tematiche alte: questo è un periodo di aggressività, dobbiamo guardare alle cose belle che abbiamo, perdonarci di più. Volevamo narrare tutto questo senza presunzione: Federici ha diretto Fratelli unici senza velleità autoriali bensì con leggerezza, anche grazie allo script del regista Luca Miniero (e di Elena Bucaccio, ndr) che per la prima volta sceneggia una pellicola non sua".
Miriam Leone, partner di Argentero, racconta che lavorare con Argentero, Raul Bova e Carolina Crescentini (assenti alla conferenza) è risultata "un'esperienza di grande sintonia e senza prime donne, al punto che ci sentivamo non solo compagni di viaggio ma anche compagni di banco, uniti da relazioni istintive; regnava un clima di divertimento e Alessio era come un insegnante per noi. Fratelli unici è stato una sorpresa, è arrivato al momento giusto e mi ci sono buttata".
Secondo il produttore "Miriam è una giovane promessa del cinema italiano, possiede i tempi comici e non si prende sul serio". E non si prendono troppo sul serio nemmeno Federici e Argentero, il primo parlando sinceramente della necessità del product placement ("è diventato fondamentale, cerchiamo comunque di inserirli senza pesantezza"), il secondo scherzando sul casting ("Gassman e Scamarcio non erano disponibili..."), poi svelando i retroscena del rapporto con Bova: "È nata un'amicizia, ci siamo conosciuti una sera per leggere il copione, ci siamo confrontati sui periodi complicati che stavamo vivendo, e in qualche modo ci siamo riconosciuti: mi sono detto, non credevo ci fosse qualcuno che sta peggio di me!". L'attore riflette poi sui due personaggi più 'puri' del racconto: "La rieducazione sentimentale passa attraverso la figlia di Raoul, mentre tutte le grandi domande le pone lui, una volta persa la memoria e acquistata l'innocenza tipica dei bambini: sono sempre loro a fare le domande più spiazzanti". Se Bernabei chiosa a sua volta che la piccola Eleonora Gaggero "è la voce della coscienza, dimostra quante volte noi padri manchiamo per i figli, e quanto tempo vorremmo invece avere", Federici commenta: "Ma tutte queste situazioni si devono risolvere col sorriso, come dimostra questo film, che è il genere di pellicola che voglio realizzare, che voglio poter sognare".
L'ultima domanda è per l'indaffaratissimo Argentero, che oltre a gestire artisticamente la rete multichannel Mediatu.be perché crede "nella contemporaneità dello sfruttamento dei prodotti", di recente è anche diventato produttore. Questo perché "si è stancato della commedia?" La risposta è un no convinto, l'attore ha infatti in programma "una commedia corale dark, benché il ruolo che vorrei è quello di un supereroe: aspetto solo che me lo offrano!" Di certo, il psysique du rôle ce l'ha: e allora speriamo si facciano avanti un regista e un produttore intraprendenti; dopotutto un certo Gabriele Salvatores al comic movie italiano ci ha già pensato (vedi alla voce Il bambino invisibile). Abbi fede, Luca!
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