Il regista di "Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti" si rifiuta di distribuire il suo ultimo film in patria se ciò dovesse comportare un'azione di autocensura
Forse non è facile ricordare il nome di Apichatpong Weerasethakul, ma gli appassionati non possono non avere in mente il suo film del 2010, Palma d’Oro a Cannes: Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, un’opera difficile, oscura e onirica di un regista che in questi giorni sta facendo parlare di sé in patria.
Il regista thailandese ha infatti dichiarato alla BBC che non permetterà la distribuzione del suo ultimo lavoro nel suo paese se questo comporterà sottostare a un’azione di autocensura. Non è disposto nemmeno a mettere a rischio la sua vita, e questo non fa certo di lui un vile.
È dall’anno scorso che la Thailandia è sotto il controllo di una giunta militare che ha preso il potere illegalmente attraverso un colpo di stato; da allora il governo militare ha vietato la circolazione di opere che criticano o mettono in discussione il potere.
Cemetery of Splendour, passato quest’anno a Cannes, è un’opera lirica ed enigmatica che contiene riferimenti non espliciti al regime, ma che comunque potrebbero indispettire. Ambientato nel nord est del paese, dove Apirchatpong è cresciuto, il film racconta la storia di una donna che si prende cura di soldati vittime di un misterioso sonno.
[Leggi anche: Un trailer ectoplasmico per "Cemetery of Splendour" di Apichatpong Weerasethakul]
La Thailandia è un paese ricco di contraddizioni, vittima di una dozzina di colpi di stato che si sono succeduti dal 1932, anno in cui il paese è diventato una monarchia costituzionale; una delle economie più prospere del sudest asiatico, è anche una delle mète preferite dagli occidentali che quasi sempre ignorano la situazione politica e il clima di intimidazione in cui è costretta a vivere la popolazione.
Nonostante il suo successo all’estero, l’opera di Apitchatpong non è mai stata troppo gradita in patria. Basti pensare che nel 2006 il suo film Syndromes and a Century non venne distribuito perché il regista stesso si rifiutò di rimuovere alcune scene che secondo il governo mostravano degli atteggiamenti inappropiati.
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