Morto Dario Fo, premio Nobel per la letteratura

Dario Fo ha sempre rappresentato un'idea di cinema, anche se il cinema non è stato il suo principale interesse, forse perché nella teatralità, in quella corporalità della performance lui ha sempre creduto al 100%. E forse il cinema non gli sarebbe mai bastato.

Aveva 90, e negli ultimi giorni era ricoverato a Milano per un aggravamento delle sue condizioni di salute.

Per tutti quelli che l'hanno visto in scena rimane un'esperienza indimenticabile, unica, che solo pochissimi grandi interpreti ed autori hanno raggiunto, ispirandosi alla Commedia dell'Arte.

Per la sue capacità inventive, infatti, ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1997. Con la seguente motivazione: "Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi". Lui per giustificarsi di fronte ai "veri" letterati disse, che quelli del Nobel avevano voluto premiare la gente di teatro.

Motivazione che corrisponde in tutto e per tutto alla sua carriera che negli ultimi anni lo ha visto un partecipante appassionato di molti progetti tesi a svelare gli inganni del potere e dei più biechi interessi economici.

Si veda per esempio il documentario Zero inchiesta sull11 settembre di Franco Fracassi e Francesco Trento.

Nel cinema è stato attore in tantissimi film. Da Lattuada a Lizzani, a Pietrangeli, a Mastrocinque negli anni cinquanta. Poi la sua opera più importante per quanto riguarda il cinema è Johan Padan a la descoverta de le Americhe (2002), di Giulio Cingoli, che era in pratica la trasposizione della sua famosissima opera teatrale.

Indimenticabile il suo rapporto con l'amata moglie compagna di teatro Franca Rame, scomparsa nel 2013 e il suo coraggio per la libertà delle idee. Non aveva certo paura di esprimerle, appoggiando negli ultimi anni la battaglia politica di Beppe Grillo.