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Autore Redazione :: 3 Luglio 2014

Doug Block, regista specializzato nella realizzazione di documentari, pensa che il modello della distribuzione dei film nei cinema non funziona più. Ci sono altri canali più adatti, che vanno considerati

Doug Block presentazione 112 Weddings

La distribuzione dei film nelle sale cinematografiche è superata. Esistono canali diversi, più validi e più adatti al modo in cui oggi la gente fruisce il cinema. Lo pensa Doug Block, regista specializzato nella realizzazione di documentari. Due dei suoi quattro hanno anche guadagnato una significativa notorietà e un grande apprezzamento da parte della critica: 51 Birch Street, The Kids Grow Up.

L’ultimo suo film, 112 Weddings, deriva dagli anni di lavoro svolti con la sua azienda che realizza video di matrimoni. Un mestiere che gli consente di finanziarsi, visto che la produzione di documentari soddisfa più la mente che il portafoglio… Dopo avere creato video per 112 coppie che si sono sposate, Block ha pensato di recuperare il contatto e incontrarle ancora a distanza di diversi anni, in modo da documentare come si è evoluto il loro rapporto, scoprendo se tutti i giuramenti e i sentimenti che li hanno portati a mettersi l’anello al dito hanno trovato il pieno compimento nella vita coniugale. Un film che unisce l’intento documentaristico basato su una prospettiva sociologica alla curiosità più pecoreccia del grande pubblico. Un piccolo successo annunciato insomma.

Ma sebbene il film sia stato presentato in diversi festival riscuotendo un ampio consenso dal pubblico e dagli esperti di cinema, ed è stato già messo in onda dalla rete televisiva HBO, Block ha dichiarato che “il modello della distribuzione nelle sale cinematografiche dei documentari è totalmente cambiato ed è un fallimento. E questo non vale solo per i documentari”. Per questa ragione non ha insistito per includere nell’accordo con HBO anche la distribuzione al cinema di 112 Weddings.

A suo dire, la motivazione che ancora spinge in modo compulsivo i cineasti a fare vedere i propri film nelle sale è essenzialmente la gratificazione del proprio ego. Tutti i filmmaker sognano di vedere il proprio film diventare un successo di pubblico e lasciarsi sommergere dal tripudio delle masse in una sala in cui tutte le voci acclamano all’unisono al capolavoro. In più, solo se si va nelle sale si può aspirare a ottenere i requisiti per l’ammissione agli Oscar (per l’Academy non basta che un film sia trasmesso in tv per essere preso in considerazione).

Le ragioni contro la decisione di andare nelle sale però sono più importanti, secondo Block. Innanzi tutto, un documentario, ma anche un film di nicchia, si scontra contro l’uscita contemporanea di almeno altri 25 film nella stessa settimana. Le opportunità che il pubblico possa riempire la sala sono esigue. Poi anche quando la critica saluta un film come un’opera perfetta, la sua voce non trova ormai quasi più una risposta coerente dal pubblico. Il pubblico tende a ignorare i critici, che hanno perso larga parte del loro peso e della loro influenza nel successo di un film.

Se un film tratta temi di nicchia, è complesso o è un documentario, l’unico bagno di folla che ci si può verosimilmente aspettare è quello dei festival. Fuori da questi, bisogna cercare dei canali più adeguati alla tipologia di film che si vuole spingere.

Block osserva che per molta gente non è più interessante o stimolante andare a vedere un film al cinema. “Quando ho fatto presente che 112 Weddings sarebbe stato trasmesso da HBO, il pubblico è rimasto colpito positivamente. Viceversa poche persone erano colpite dall’ipotesi di un’uscita al cinema”. Il punto che mette in risalto il regista è: “Essere trasmessi da HBO equivale totalmente all’esperienza di andare al cinema. Per il grande pubblico essere su HBO vale tanto quanto essere al cinema dal punto di vista della qualità della fruizione e del prestigio dell’opera cinematografica”.

In generale, considerando che l’attenzione dei giornali e del pubblico verso i film di nicchia e i documentari nelle sale è irrisorio, e che nel migliore dei casi si spendono ingenti somme di denaro per ottenere un trafiletto su un giornale e poche decine di persone al cinema, “ogni cineasta dovrebbe riflettere attentamente su quali sono i suoi obiettivi e considerare cosa è realistico e cosa di fatto è più adatto a lui. Se sto realizzando il mio primo film, potrei avere un atteggiamento molto diverso verso la distribuzione nelle sale. Se ho fatto un film che può aspirare a un Oscar allora è diverso. Ognuno di noi deve ponderare una quantità di fattori diversi e prendere la decisione migliore. Ma la cosa più importante è non cadere in questo sogno illusorio di potere arrivare al Sundance, scatenare una gara al rialzo tra i distributori che vogliono accaparrarsi il nostro film e vederlo decollare nelle sale. Non è realistico”.

Trailer di 112 Weddings

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