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Autore Rita Andreetti :: 24 Ottobre 2016

Finalmente si apre anche la Cina ai film d’essai e di piccolo budget esclusi dalla quota di 34 film stranieri ammessi alla distribuzione ogni anno

Una sala cinese

Si chiama National Arthouse Film Alliance ed è un’idea della China Film Archive: raccoglierà un centinaio di schermi (degli oltre 37.000 complessivi presenti su tutto il territorio…) sui quali saranno proiettati film d’essai. È questa la novità incredibile che interesserà il pubblico asiatico a partire dalle prossime settimane, con un primo listino titoli accuratamente selezionato tra prodotti locali e stranieri.

Finalmente si colma quel buco nero che aveva spinto il pubblico cinese ad incrementare incessantemente la visione streaming, in cerca di una offerta più varia del cinema: la China Film Archive (CFA), l’agenzia governativa che si occupa anche di festival e per questo cosciente dell’offerta d’essai disponibile, si è unita a Huaxia Film Distribution, Wanda Cinema, Broadway Circuit, Fabula Entertainment di Jia Zhangke e la piattaforma virtuale di emissione biglietti Weying Technology, per aprire questo ormai inevitabile circuito anche in Cina.

L’iniziativa era da tempo richiesta non solo dai filmmaker locali (con forti pressioni mediatiche e social), ma anche dalle produzioni straniere che di continuo andavano a sbattere contro la quota massima di importazione. Questo numero maledetto di 34 film, è ciò che di straniero era concesso alle sale cinematografiche cinesi, in distribuzione esclusiva di China Film Group e Huaxia Film Distribution. Ma chiaramente fino ad oggi le pellicole a cui è stato concesso accedere a questo lauto botteghino, sono state quelle considerate più “sicure” dal punto di vista economico.

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Dopo dieci anni di incessante impennata, il mercato cinese è pronto a spingersi oltre: secondo il direttore del SAPPRFT, l’organo governativo di controllo dei media, Zhang Hongsen, per i filmmaker locali è venuto il tempo di confrontarsi con le produzioni straniere. Infatti, per il 2018 è prevista anche la rivisitazione della famosa quota che la Cina ha garantito per 5 anni al WTO nel 2012. In altre parole, ci si aspetta che un numero maggiore di prodotti provenienti da altri angoli del mondo avranno accesso al mercato cinese. Non si deve comunque dimenticare che su qualunque prodotto in accesso saranno applicate le (fumose) norme di controllo dei contenuti prevista dal SAPPRFT stesso: ovvero, si fanno entrare nuovi film d’essai sì, ma solo quelli bravi.

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