Otac (Father) Padre: sentimento famigliare contro cinica burocrazia
Otac (Father) Padre: sentimento famigliare contro cinica burocrazia
Otac (Father) Padre: sentimento famigliare contro cinica burocrazia, nel film di Srdan Golubović, road movie obbligatoriamente a piedi... perché la povertà è prima di tutto un azzeramento di qualsiasi risorsa, qualsiasi oggetto.
Lo vediamo bene come nel film ci si fissi su qualsiasi arredo domestico: tavoli, sedie, pareti imbiancate, stufe, scaldabagni, stoviglie, rubinetti e poi acqua, elettricità ed infine televisione e computer perché siamo "nel XXI secolo" si dice...
Grazie a questo azzeramento possiamo comprendere anche solo lontanamente cosa comporta l'organizzare una reazione quando un gesto disperato della propria famiglia porta al sequestro immediato dei figli e anche al successivo divieto di riaverli.
Non bastano le promesse, i presunti aiuti che presto si vanificano, risultando soltanto una presa in giro per il protagonista Nikola. Infatti, dietro ai ragazzi c'è un bel giro di soldi, altre famiglie pronte a prendersi delle vite sulle quali non hanno alcun diritto, escluso quello commerciale.
Srdan Golubović sottolinea questo aspetto soltanto in un paio di scene quando il padre Nikola finalmente può incontrare i figli, ma solo l'eroico gesto di farsela a piedi fino a Belgrado dal suo paesello che dista dalla capitale ben 300 kilometri. L'incontro tra padri e figli è davvero illuminante, perché mostra come non sia criminale recidere il cordone ombelicale che unisce i componenti di una famiglia.
Dall'altra parte Srdan Golubović riesce a costruire un ritratto davvero terribile e disgustoso di burocrati pronti ad arraffare sgretolando ogni diritto della persona, approfittando sempre della incapacità di reazione da parte delle vittime, attraverso minacce, offese e quant'altro.
Il film si avvale della precisa interpretazione di Goran Bogdan, capace nei suoi frequenti silenzi di lasciar percepire allo spettatore la sua impotenza di fronte al burocrate e il gesto di ferma protesta del suo personaggio è davvero una splendida prova di coraggio della semplice persona comune. Anche grazie a questo il film probabilmente ha suscitato largo consenso in una larga fetta di spettatori e per questo a Berlino 2020, dove è stato presentato in anteprima nella sezione “Panorama”, ha vinto il Premio del pubblico.
E sono utili le stesse parole del regista, coinvolto in prima persona da questa storia, per capire come un fatto realmente accaduto possa trasformarsi in opera cinematografica che aumenta la risonanza di un gesto individuale, costruendo una metafora della sempiterna lotta tra ricchi e poveri, ma anche tra malfattori e brava gente e soprattutto nella speranza che il futuro non riproponga drammi di questo tipo:
“Otac si ispira a un fatto realmente accaduto. Quando ho letto per la prima volta questa storia, il padre che ha ispirato il film era davanti al Ministero del Lavoro, a protestare e a chiedere che i suoi figli gli venissero restituiti ... Per giorni sono andato a trovarlo e a offrirgli il mio aiuto. Mi sono reso conto che c’era qualcosa di speciale nella sua storia: m’ispirava e al tempo stesso era molto cinematografica, una sorta di Paris, Texas in stile balcanico. Ero anche affascinato dall’atto di camminare come gesto di protesta e di libertà … Grande fonte d’ispirazione è stato per me il cinema dell’Onda Nera jugoslava, l’opera di Makavejev, Petrović, Pavlović e Žilnik. I loro film sono intransigenti e coraggiosi … mi sono ispirato anche al diario di Werner Herzog, Sentieri sul ghiaccio sul suo viaggio di tre settimane, da Monaco a Parigi a piedi nel gennaio 1974.” (S. Golubović)
Visto al Trieste Film Festival
Voto della redazione:
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