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Autore Marco Rovaris :: 27 Novembre 2014

Anthony Dod Mantle - collaboratore di Danny Boyle e Lars von Trier - dà 10 consigli a chi vuole diventare un bravo direttore della fotografia. Cosa serve per diventare un serio cinematographer? Come si gestiscono i rapporti con il resto della troupe?

Come diventare direttore della fotografia

Anthony Dod Mantle è un direttore della fotografia inglese, vincitore di Oscar e Bafta e collaboratore di Danny Boyle, che ha deciso di dare 10 consigli a chi vuole intraprendere una buona carriera nel complesso mondo della fotografia cinematografica. Vediamo quali sono:

1. Pazienza e lealtà. In lingua anglosassone si usa spesso la formula "loyal to the game" per indicare un approccio leale e costruttivo a un progetto: il direttore della fotografia ha un ruolo chiave in una produzione e deve essere disposto a sacrificare tempo e ad ascoltare le esigenze di regista e attori.

2. Prendersi tutto il tempo necessario. Trovare l'inquadratura ideale che valorizzi l'illuminazione scelta non è facile, così come preciso deve essere l'uso della luce. Inoltre la fotografia non è una vocazione immediata, ma può essere frutto di diverse esperienze e stimoli, quindi il percorso di cultura dell'immagine non può che essere lungo e non deve essere vissuto come un desiderio di successo immediato.

3. Muovere se stessi e la videocamera. Fondamentale è la gestione del movimento della macchina da presa, che può causare un cambio repentino dell'illuminazione anche solo per uno spostamento impercettibile. Si ha a che fare con contrasto, densità, luminosità ed esposizione. Spostarsi è necessario, così come è difficile abbandonare l'idea di controllare e gestire un'immagine statica.

4. Avere una famiglia comprensiva. Il lavoro è stancante ed estenuante e non lo si consiglia a nessuno che non abbia veramente una passione fortissima. Anche solo per lo studio delle location si passa moltissimo tempo lontano da casa.

[Leggi anche: Regole di composizione dell'immagine e dell'inquadratura]

5. Mettere da parte il proprio ego. Spessissimo non si conosce il nome del direttore della fotografia di tantissimi capolavori, quindi non ci si deve aspettare di diventare una star al pari di registi e attori. Ci si aspetta che un regista ringrazi sempre i colleghi grazie ai quali è riuscito in un'opera clamorosa, ma purtroppo non sempre è così.

6. Non si smette mai di imparare. Ogni set è una nuova prova e ogni film potrebbe consentire di imparare qualcosa di nuovo, anche solo attraverso un inconveniente che costringe a trovare una nuova soluzione.

7. Evitare ogni scontro possibile. Anthony Dod Mantle ricorda il suo litigio con Lars von Trier durante Antichrist: i due, invece di discutere in disparte, decisero di lasciare il set. Il film fu comunque terminato, ma l'esperienza ha insegnato ai diretti interessati che il dialogo è più fruttuoso della lite.

8. Decidere se un progetto è motivante o no. Prima di pensare a come lavorare con una storia, meglio prendere in mano lo script e lasciarsi emozionare (o no) da esso. Se una storia non dà spunti in automatico - cioè senza doverci pensare per forza - potrebbe non essere una scelta giusta accettare il lavoro.

9. Fare crescere l'idea e il film. Far parte di una troupe in un ruolo così importante vuol dire anche contribuire allo sviluppo dell'intreccio, per esempio, per dimostrare di essere parte integrante del progetto.

10. Non arrendersi mai. La costanza e la volontà sono imprescindibili, pur con il talento più grande del mondo. C'è una porta da aprire e non si ha la chiave da subito. Ci vuole pazienza per trovare l'ispirazione.

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