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Autore Simona Carradori :: 24 Maggio 2016
Locandina Alice Attraverso lo Specchio

Recensione di Alice Attraverso lo Specchio | James Bobin perde l'occasione di dare una svolta alla debole saga iniziata da Tim Burton, puntando più sulla spettacolarità che su quella narrazione solida di cui il film aveva realmente bisogno

Il titolo di un romanzo scritto da Lewis Carroll senza il soggetto di Lewis Carroll. Il sequel di un film diretto da Tim Burton senza la regia di Tim Burton. Un lungometraggio che si adagia sul lavoro di altri senza aggiungere molto né all'immaginario di Alice nel paese delle meraviglie, né alla pellicola del 2010, che pur con le sue evidenti carenze, aveva dato vita a un singolare universo che attingendo agli scritti di Carroll si fondeva ai peculiari tratti dark del regista di Burbank.

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Tim Burton, ora nelle vesti di produttore, dopo l'insuccesso del primo film affida il secondo capitolo della saga alla regia di James Bobin (I Muppet, Muppets 2), che conservando gli elementi forti messi in scena dal collega, nonché lo stile visionario, lavora su una scrittura che pur prendendone il nome e i personaggi, non ha niente a che vedere con il plot del romanzo dell'autore inglese, ma può essere considerata a tutti gli effetti una sceneggiatura originale di Linda Woolverton.

Originale e molto debole. Non solo perché piatta, piena di cliché ed elementi che sanno di già visto, ma perchè dà quasi l'impressione di imboccare tante strade senza percorrerle mai fino in fondo, arrivando in più occasioni a tediare anziché favorire l'immersione nella storia. Le vicende si sviluppano seguendo uno schema ciclico, basato principalmente sull'inseguimento tra Alice (Mia Wasikowska) e il Tempo, che saltando di continuo da un ricordo all'altro in un perpetuo tocca e fuggi, rendono il susseguirsi degli eventi fin troppo prevedibile, incluso lo scontato epilogo.

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Di certo non aiuta la regia, con un James Bobin talmente preso dalla realizzazione di sequenze perfette dal punto di vista scenografico e in grado di esaltare la spettacolarità del 3D, da trascurare quello che ci si aspettava realmente da Alice attraverso lo specchio: una narrazione più forte, ben costruita e capace finalmente di incollare allo schermo. Una tale mancanza può forse essere perdonata al Burton del 2010, che poteva contare su un pubblico meno preparato alla maestosità visiva del film e quindi più incline a farsi ammaliare dall'apparenza rispetto al contenuto, ma non al Bobin del 2016, che anziché incappare negli stessi errori del collega, avrebbe dovuto reinventare un prodotto già limitato al suo primo capitolo.

Non va negato tuttavia che sparse nell'opera ci siano delle chicche interessanti. Momenti convincenti in grado di catturare l'attenzione, scelte stilistiche brillanti e new entry azzeccate, come l'enigmatico Tempo, interpretato da un magnifico Sacha Baron Cohen, che tra ingranaggi dal sapore steampunk e orologi che fungono da memento mori, dà vita ad uno dei personaggi più ricchi di significato del film. Non da meno l'idea di trasformare il sequel in prequel, mostrando attraverso i viaggi temporali la genesi di alcune tra le personalità più rilevanti dell'immaginario di Carroll, come il Cappellaio Matto (Johnny Depp) e la Regina Rossa (Helena Bonham Carter), entrambe legate inevitabilmente alla famiglia, che insieme alla caducità del tempo è il vero tema centrale del lavoro di Bobin. 

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Purtroppo qualche elemento azzeccato e un cast di alto livello non sono sufficienti a compensare l'evidente carenza di regia e sceneggiatura di Alice attraverso lo specchio, e quello che poteva essere il capitolo risolutivo di una saga interessante ma piena di difetti, diventa un'occasione sprecata che non riesce a dare al pubblico molto più del suo predecessore. 

Trailer di Alice Attraverso lo Specchio

Voto della redazione: 

2

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