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Autore Alessandro Tavola :: 7 Maggio 2015
Locandina di The Gunman

Recensione di The Gunman di Pierre Morel con Sean Penn, Jasmine Trinca, Javier Bardem: mentre Sean Penn si autoincorona come pochi potrebbero, il regista di "Io vi troverò" si dimostra tra i meno prevedibili del panorama action

The Gunman di Pierre Morel, anime killer perse tra il Congo e Barcellona: tra Javier Bardem e Jasmine Trinca Sean Penn domina la pellicola, mentre il suo regista stende un tappeto ad hoc ma mai compiaciuto, perché entrambi sanno quel che stanno facendo.

Per almeno due interpreti Pierre Morel è stato un defibrillatore: a lui dobbiamo la rinascita action di Liam Nesson con Io vi troverò/Taken e il tentativo senza troppe conseguenze From Paris with love con John Travolta. Entrambi film andavano oltre, con le mani giunte per l’azione, l’adrenalina e la corsa filmica senza compromesso a prescindere dalle loro star. Ma difficilmente poteva accadere lo stesso con Sean Penn: leggendo i crediti iniziali lo ritroviamo protagonista, sceneggiatore e produttore, e la situazione sembra trovarsi ribaltata: Morel ridotto a sgherro dell’attore. Ed invece ci troviamo di fronte ad una concomitanza di pulsioni recitative e realizzative che riescono a mescolare narrazione ed autovenerazione.

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Da un lato abbiamo l’ego di Sean Penn che non spreca una singola inquadratura, dall’altro un regista che riesce a rinnovarsi senza tradirsi. Se il primo fattore riesce a suscitare flashback resurrettivi con le sue modalità da vecchio cult serioso Anni Ottanta, il secondo ci tiene davanti allo schermo con una tensione continua, accecata, torva, e The Gunman riesce così a raccapezzarsi sotto più punti di vista.
Mentre un vengeance movie per niente sopra le righe riesce nel sempre infame compito di tenerci occupati per quasi due ore con quasi solamente dialoghi (il bodycount è esiguo), quelli che altrove sarebbero tempi morti si traducono in solennità drammatica e mascolina del Penn attore e uomo.

Penn dalla faccia vecchia e stanca e senza spazio per un briciolo di felicità; che surfa, che cerca la speranza, che fuma ossesso e soprattutto perennemente in posa statuaria: dopo quel viso ultracinquantenne di cenere, dal collo in giù una montagna di muscoli come se una delle statue dello Stadio dei Marmi avesse preso vita. Ce lo immaginiamo Penn a controllare l’ultima ripresa digitale di una scena a torso nudo per assicurarsi che la vita appaia il più stretta e definita possibile e le spalle gigantesche come lui vuole. Ce lo immaginiamo tappezzare di tabacco gratuito ogni momento plausibile (cioè tutti). Ma al contempo ce lo immaginiamo intento a togliere tutta l’ironia possibile e a consumarsi l’anima dentro al suo personaggio per poi corrodere l’atmosfera attorno alla ricerca della violenza insita, del dramma più puro, del lerciume umano più adatto a non venir giudicato. Quello di Penn è senza dubbio un approccio da autoincoronata maestà ma senza mai un capriccio: un machismo al cento per cento capace di evitare qualsiasi ammiccamento; in pratica quel che Tom Cruise non è mai riuscito del tutto a fare.

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Di registi valletti è pieno, ma non è questo il caso: non funzionerebbero gli altri personaggi, non funzionerebbe Jasmine Trinca come coprotagonista e tutto sarebbe una cantilena attorno al maquantoèbravo. Morel non è un servo di Penn, tantomeno lo tiene a bada: piuttosto crea i solchi migliori attorno all’ego-corpo-esaltazione-capacità dell’attore e ne è partner in crime. Penn avrebbe potuto tranquillamente dirigersi da solo, ma i risultati sarebbero stati probabilmente ben più tenui o fuori mira. Invece The Gunman è insieme un monumento autocelebrativo ed il quarto compiuto passaggio del regista infine più interessante tra quelli usciti dai magazzini di Luc Besson.

Trailer di The Gunman

Voto della redazione: 

3

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