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Autore Alessandro Tavola :: 7 Settembre 2016
Locandina di Tommaso di Kim Rossi Stuart

Recensione di Tommaso di Kim Rossi Stuart con Cristiana Capotondi, Jasmine Trinca: rotture, baratri e autosabotaggi per un racconto grottesco sempre lucido ma spesso non del tutto coinvolgente

È ormai lontana – sono passati dieci anni –  la prima e sorprendente prova registica di Anche libero va bene, piccolo gioiello fragile sul rapporto padre e figlio. Alla sua seconda realizzazione dietro la macchina da presa Kim Rossi Stuart mira a qualcosa di più rarefatto e pregnante non riuscendo però ad azzeccare del tutto l’equilibrio e gli elementi messi in gioco.

Il Tommaso del titolo è lui, attore giovane ma non più giovanissimo, e lo conosciamo mentre sta raccontando al suo psicologo del perché voglia rompere con la sua ragazza. Da subito sono chiari gli intenti di Rossi Stuart sia come autore che come attore: occhi sgranati, parlantina nervosa, attenzione nevrotica per i dettagli, in una caratterizzazione al limite del crollo emotivo. Ed attorno a questo scavarsi interiore, inaridito e ridotto all’osso che il film si vuole costruito: vediamo Tommaso attraversare fasi e relazioni (sentimentali, di lavoro, famigliari) e ciò che ci viene dato è sempre quel particolare momento di rottura, di fine-inizio, di cancellazione, di autosabotaggio.

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Venatura, quest’ultima, senza età, mentre la frammentarietà della narrazione e la crucialità degli episodi segmentati vuole proporci icasticamente sfumature insieme ironiche ed abissali, tristi e sarcastiche, passive ed aggressive: Rossi Stuart decide di muoversi ed analizzare determinate particolarità di questo solco esistenziale e a lui va prima di tutto il plauso di aver saputo mettere a fuoco la faccenda senza cedere a facilonerie di sceneggiatura, ma quel che viene a mancare durante la visione è la solidità delle scene, dei monologhi, degli scambi: delle sfaccettature sopra citate ci arriva il rimando cromatico-umorale ma non l’impasto denso del momento e, più che la sensazione in sé, avvertiamo l’intenzionalità, la voglia di essere ed apparire sagace dell’autore.

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I rimandi al Moretti dei tempi d’oro sono evidenti, una presenza aleggiante e sempre presente che arricchisce la visione: non si tratta di una copia carbone, ma di un tentativo di rivisitazione tutt’altro che impersonale, e c’è anche un tot del Ferreri di Diario di un vizio in versione alleggerita e la lista potrebbe proseguire.

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Tommaso è la non-storia di un uomo che si è bloccato, con lo sguardo fisso sul baratro quotidiano, che decide di rompere le proprie fortune e sfortune e di far esplodere i propri sentimenti, icona capace di farsi carico del malessere maschile più o meno inespresso in modo piacevolmente grottesco, ma quasi mai abbastanza incisivo, seppur in grado di farci sentire i demoni ridere isterici, mascherati ora da tentativo di rimorchio ai giardini sotto casa ora da nido di vermi.

Trailer di Tommaso

Voto della redazione: 

3

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