Recensione di Wilde Salomé | Al Pacino continua il lavoro iniziato con Looking for Richard, portando nelle sale un gioiello che tra metacinema, teatro, documentario e poesia riesce a dar voce alla sua ossessione per il dramma di Oscar Wilde
Esistono opere d'arte che più di altre sanno penetrare l'animo umano. Opere capaci di dar vita a un tumulto di sensazioni tanto intense che difficilmente le parole riescono ad esprimere; che sia una poesia, un romanzo, un film o un dipinto poco importa, l'effetto è sempre quello di un fascino inebriante capace di confondere e lasciare storditi. È quello che ha provato Al Pacino vedendo per la prima volta una rappresentazione della Salomè di Oscar Wilde a teatro. Ne è uscito disarmato, quasi distrutto da tanta bellezza, ma allo stesso tempo mosso da un forte desiderio: conoscere tutto di quell'opera, viverla sulla propria pelle e riuscire a mostrare al mondo la portata di quella sua ossessione, senza però avere la più pallida idea di come dargli voce.
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Presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 2011 e distribuito in Italia ben 5 anni dopo, Wilde Salomé, come dichiarato dallo stesso Pacino, non nasce da un vero e proprio progetto, ma da un'ispirazione momentanea che ha deciso di assecondare, mettendo da parte la paura di confrontarsi con qualcosa che il pubblico avrebbe potuto rifiutare perché completamente fuori da ogni schema narrativo, oltre il palcoscenico e oltre il film.
Film? Forse. Ma anche un documentario, un'opera teatrale, un lavoro di metacinema e metateatro sviluppato sulla falsariga di Looking for Richard, il primo film dell'autore basato sul Riccardo III di Shakespeare. "Cerco di farvi risparmiare un po' di soldi", scherza Al Pacino riguardo l'insolita scelta di fondere tanti elementi nella sua opera; tuttavia durante la visione diventa sempre più ovvio che questo mosaico non solo è adatto, ma necessario, proprio a fronte di quell'ispirazione che solo l'unione di più generi può esprimere pienamente, tassello dopo tassello.
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Il regista mette quindi in scena una lettura della Salomè a teatro, uno spettacolo privo di scenografie e costumi d'epoca, senza orpelli, concepito per esaltare sia la bellezza del testo originale, che le interpretazioni degli attori, non a caso cuore pulsante dell'opera. Jessica Chastain, come anche lo stesso Pacino nel ruolo del tetrarca Erode, mette i brividi, letteralmente, e incarna con estrema naturalezza l'ambiguità e l'erotismo di un personaggio che in pochi secondi passa dall'innocenza alla sete di sangue. In parallelo, seguendo un taglio strettamente documentaristico, viene filmato anche il lavoro della troupe dietro le quinte: tecnici, prove, spettatori in sala, reazioni della stampa, critiche e momenti di vita ordinaria alternati alla finzione scenica. Questo è tutto ciò che riguarda Salomé.
Poi c'è Oscar Wilde, l'autore del dramma, il poeta di cui Pacino vuole conoscere fino in fondo la vita tormentata, visitando i principali luoghi in cui visse e dove infine morì. Come il titolo del film preannuncia, viene individuato un parallelismo tra l'autore e l'opera che scrisse, tra i cambiamenti interiori di cui è vittima Salomè a causa del suo folle amore per Jokanaan e quelli di cui è vittima Wilde, che venne incarcerato anche per la sua relazione omosessuale con Bosie. L'argomento è trattato con assoluta dovizia e con il massimo rispetto, seguendo senza fronzoli quelle che sono state le tappe fondamentali dell'amore proibito del poeta e il contributo che la sua figura ha dato al mondo GLBT, motivo per cui il film si è aggiudicato il meritato Queer Lion 2011 a Venezia.
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La costruzione cromatica, le interpretazioni che si imprimono nella mente, la tessitura sonora, ma soprattutto la passione e l'ardore che muovono Al Pacino nella creazione di quest'opera, fanno di Wilde Salomé non solo una delle sperimentazioni metacinematografiche più autentiche degli ultimi anni, ma anche un lavoro completo che pur essendo costruito su un dramma di fine 800, si sviluppa seguendo uno stile narrativo che guarda al futuro del cinema e non ha paura di farlo.
Voto della redazione:
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