Norbert Paquet, Head of Live Production di Sony Professional Europe, esamina le prospettive future del settore evidenziando quanto sia importante che i leader abbiano una visione chiara e un'idea precisa del ruolo della tecnologia in questo scenario
Produzione live: l'alba di una nuova era alimentata dalla trasformazione tecnologica
di Norbert Paquet
Introduzione:
Che cosa ci ha insegnato la storia della produzione live in merito alle prospettive future del settore? Quale ruolo ha rivestito la tecnologia in questo percorso e in che modo definirà il futuro della produzione di eventi e sport? Anche se non possiamo sapere con certezza cosa ci riserverà il futuro, possiamo comunque anticipare alcuni temi e domande chiave.
Breve storia della produzione live: un cammino pieno di contraddizioni.
Sin da quando broadcaster e fornitori di servizi hanno iniziato a realizzare importanti produzioni live, si sono dovuti confrontare con una contraddizione che caratterizza l'essenza di questo settore.
Tale contraddizione può essere riassunta come segue: "Maggiori sono i costi, minori sono i ricavi". Generalmente, per un fornitore di servizi la produzione live prevede cinque aspetti fondamentali:
Telecamere e ottiche;
Registrazione e server di replay;
Un'infrastruttura di produzione;
Una troupe;
Viaggi e spese correlate (come voli e pernottamenti)
In questo modello di business, i fornitori di servizi addebitano ai broadcaster una piccola somma per l'infrastruttura e la struttura, e generano valore da telecamere, ottiche, server di replay e registrazione. Per i broadcaster che investono in-house, i costi vengono considerati come asset da massimizzare in termini di utilizzo. In aggiunta, data l'ampia gamma di produzioni richieste, fornitori di servizi e broadcaster devono essere in grado di gestire anche le produzioni più complesse e diversificate, seppure molto rare, mentre la maggior parte degli eventi richiede soltanto l'utilizzo di una piccola parte dei materiali e delle risorse esistenti. Tutto questo comporta un utilizzo inefficiente delle infrastrutture e limita le possibilità di ammortamento. Di fatto, la colonna portante del business non viene monetizzata, generando così anomalie in termini di costi.
Da un punto di vista operativo, troupe, viaggi e spese possono incidere notevolmente sul costo totale, ma questi sono aspetti che variano in base all'area geografica. Nei Paesi Bassi, i fornitori di servizi in genere contano un numero elevato di dipendenti full-time e fanno poco affidamento sulle risorse freelance. Di conseguenza, possono generare un margine di profitto dai costi per la troupe. Le spese di viaggio e i costi correlati tendono a essere più elevati in paesi grandi, come Spagna, Francia o Regno Unito.
Questo modello di business viene adottato principalmente dalle aziende che offrono soprattutto servizi di OB. Il modello si rivela vincente quando le dimensioni dell'infrastruttura di produzione corrispondono al numero di telecamere e server di replay. Tuttavia, non accade spesso. Una produzione unilaterale, ad esempio, richiede un'infrastruttura di grandi dimensioni per supportare un workflow complesso, ma soltanto un numero molto ridotto di telecamere. Broadcaster e aziende che offrono un servizio completo, dalla produzione alla distribuzione, risentono meno della situazione rispetto ai fornitori di servizi diretti.
In sostanza, la mancanza di profitti e la pressione delle spese di capitale (CapEx) rendono questo modello di business molto difficile da sostenere nel lungo periodo.
L'arrivo dell'IP all'inizio degli anni 2000.
Inizialmente, l'IP veniva considerato una soluzione semplice e immediata per ottimizzare i costi e rivoluzionare il settore dall'interno sfruttando la potenza della tecnologia.
In origine, all'inizio degli anni 2000, veniva utilizzato per la produzione da remoto e l'aggiunta di contenuti live. Il motivo alla base dell'utilizzo dell'IP era che i fornitori di servizi di telecomunicazioni che offrivano la connettività WAN erano passati a tale tecnologia con l'avvento del nuovo millennio. Questo passaggio aveva cambiato l'economia della produzione che necessitava di connessioni WAN, poiché i costi della larghezza di banda erano diminuiti sensibilmente. La trasmissione tramite WAN aveva già all'epoca uno standard (SMPTE ST 2022-6).
Tuttavia, quando questa venne estesa anche alle esigenze specifiche delle produzioni live nelle varie strutture, fu necessario adottare un nuovo standard. Per questo, molte aziende, tra cui Sony e Nevion, supportarono standard come AMWA NMOS e SMPTE ST 2110, creando un linguaggio IP comune che tutti fossero in grado di capire e utilizzare. La definizione di nuovi standard non era che il primo passo per i broadcaster e gli operatori del settore che desideravano rivoluzionare il proprio business attraverso l'IP.
Un evento storico: la pandemia di COVID esplosa nel 2020.
L'inizio della pandemia nel 2020 ha rappresentato una vera e propria resa dei conti per il settore della produzione live. Con la crescita esponenziale della domanda di contenuti sempre nuovi ed entusiasmanti dovuta al fatto che i consumatori trascorrevano più tempo a casa di fronte agli schermi, la sorgente di contenuti live, come eventi sportivi, spettacoli teatrali o concerti, si è prosciugata quasi da un giorno all'altro.
Il settore si è quindi trovato costretto a ripensare la propria strategia: fino ad allora, trasformazione aziendale, IP, cloud, 5G e IA erano soltanto parole e concetti da sperimentare, e non una reale necessità. All'improvviso, la modalità "remota" è diventata la nuova normalità e broadcaster e fornitori di servizi hanno riconsiderato le proprie infrastrutture per valutarne i punti deboli. Il lato positivo è che i costi legati a troupe e trasporti si sono ridotti sensibilmente; tuttavia, spesso le apparecchiature non vengono utilizzate per molti mesi, se non sono in grado di connettersi a una rete e, per estensione, al cloud. Le aziende hanno adottato rapidamente nuovi workflow e soluzioni alternative, ma poiché la pandemia non accenna a scomparire, i fornitori di servizi e i broadcaster hanno iniziato a ripensare il proprio business nel lungo termine, per capire come renderlo sostenibile, non solo per sopravvivere, ma per promuovere la crescita.
Sebbene la pandemia abbia creato condizioni estremamente difficili per tutti, per le organizzazioni ha rappresentato anche un'opportunità per reinventare il proprio modello di business.
Verso il futuro e oltre.
Anche se non possiamo ancora affermarlo con certezza, a questo punto la tanto attesa trasformazione del settore finalmente è a portata di mano. Tuttavia, il buon esito dipenderà da diverse condizioni, tra cui la fine della pandemia.
In primo luogo, è necessario un cambio radicale di mentalità. Non è più possibile limitarsi ad aggiornare un set di apparecchiature esistenti alla nuova versione e adottare miglioramenti di lieve entità. In sostanza, quando si tratta di investire nella tecnologia, non si dovrebbe adottare l'IP in un'ottica SDI. È indispensabile avere una prospettiva più ampia, olistica e a lungo termine. Le organizzazioni devono prima prendere atto dei cambiamenti del mercato e definire la propria visione futura di conseguenza.
Tutti conosciamo le minacce, ma chi sono i nuovi protagonisti? Quali sono i nuovi canali? Chi sono i nuovi talenti? Dove e quando si presentano le nuove opportunità? Quali saranno le fonti a cui attingere per trarre profitto? È necessario rispondere a queste domande prima di poter rivolgere lo sguardo al futuro.
Soltanto allora sarà possibile pensare alla tecnologia come l'elemento chiave da utilizzare per realizzare questa visione e non come la visione stessa.
Si tratta di un cambiamento di prospettiva e, come abbiamo tutti potuto vedere quest'anno, cambiare è difficile. Tuttavia, è possibile contare su alleati fidati e consolidati come Sony e Nevion, che sanno esattamente quanta tecnologia è possibile utilizzare con un approccio modulare per fornire alle aziende i componenti giusti per concretizzare la propria visione. Naturalmente, le tecnologie 5G, cloud, IA, IP e SDN verranno senz'altro implementate, ma è importante ricordare che non rappresentano un obiettivo, bensì il mezzo per raggiungerlo. L'impiego della tecnologia cloud nella produzione live sta recuperando terreno in termini di velocità, sicurezza e prestazioni, ma non è ancora del tutto adatto alla produzione di eventi live premium. Allo stesso modo, anche il 5G offre nuove opportunità, ma deve essere considerato solo un elemento di un ecosistema più vasto. Il 5G Virtuosa Project, finanziato dall'Unione europea e guidato da Nevion con la collaborazione di Logic Media e Mellanox, sta portando avanti la ricerca sulla produzione distribuita e remota tramite la combinazione delle tecnologie IP e 5G.
La tecnologia è destinata a diventare un elemento invisibile e la prova definitiva della sua efficacia ed efficienza sarà la sua completa assenza fisica con il passaggio a infrastrutture basate su cloud, IP e 5G. Non solo la tecnologia diventerà remota, con server e altre attrezzature collocate altrove, ma sarà anche lontana dalla mente dei produttori. Il successo della tecnologia sarà misurato in base al suo essere funzionale al lavoro creativo e al profitto.
E la tecnologia porterà risultati positivi soltanto se verrà gestita e implementata da personale qualificato con le competenze e il talento adatti per cogliere le infinite possibilità offerte da un mondo sempre più assetato di eventi e delle emozioni che questi sanno offrire.
Norbert Paquet è Head of Live Production di Sony Professional Europe. Dipendente Sony di lunga data, con una profonda esperienza tecnica e di mercato, ritiene che il futuro della produzione live dipenda dalla capacità di realizzare una trasformazione sostanziale del settore, guidata dalla potenza della tecnologia e delle persone.
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