Ritratto di Massimiliano Bellino
Autore Massimiliano Bellino :: 13 Luglio 2014
Horror Erotico nel Cinema Europeo

"Blade Violent - I violenti ", di Bruno Mattei

una scena di Blade Violent

Quello del 'women in prison' o WIP, da una parte è un ulteriore sottogenere del cinema erotico e dall'altra, di quello horror, con maggiori o minori percentuali di incidenza degli elementi 'kunky' o di quelli 'splatter', a seconda del gusto del singolo regista. Come si può facilmente immaginare le storie narrate dai film WIP hanno comunque come oggetto principale il sadismo, espresso nelle disparate forme e tipi di abuso fisico (stupri, percosse, torture, ecc.) e psicologico ( ricatti, minacce, asservimento, ecc.). Dovendo scegliere l'opera cinematografica italiana meglio riuscita in questo filone specifico della 'sexexploitation', il regista romano Bruno Mattei è stato quello ad offrire il contributo più significativo con un paio di film dei primi anni '80.
Qui ci occupiamo di Blade Violent - I violenti (Gilbert Russel alias Bruno Mattei, 1983), stilisticamente imperfetto, ma con un buon ritmo e morbosamente riuscito come trash movie, forte anche della presenza della bellissima ed esotica Laura Gemser, una delle attrici più sensuali della storia del cinema di genere ed immortale 'Emmanuelle nera'.

Naturalmente, la trama di Blade Violent non si distingue certo per originalità, con protagonista (l'attrice Laura Gemser, appunto) una reporter che paga con l'incarcerazione la sua inchiesta giornalistica sulla corruzione di un uomo potente. Il penitenziario dove viene gettata è teatro di violenze sessuali e altre forme di tortura psicologica da parte della immancabile direttrice del carcere, lesbica e aguzzina, della famelica compagna di cella, ammanigliata con le guardie carcerarie e 'ad abudantiam', dei quattro banditi che ad un certo punto si impossessano del penitenziario.

Per legittimare pienamente la sua definizione di film horror-erotico basti menzionare la sequenza kitsch più memorabile della pellicola, ossia l'evirazione con una lametta di uno dei banditi stupratori, il quale trova tale fendente metallico nascosto ad arte nella vagina di una delle prigioniere e vittime, che si vendica così del suo carnefice e quella splatter con il cervello di una detenuta che schizza sul viso di uno dei brutali aggressori.

Linguisticamente è interessante notare come Mattei indulga nell'uso del turpiloquio, per accrescere la tensione con la cruenza verbale e infine, spassoso il momento in cui il regista fa il verso al capolavoro ciminiano Il cacciatore, quando la Gemser scimmiotta Cristopher Walken e la scena cult della roulette russa.

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