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Autore Redazione :: 28 Settembre 2015

Thriller fondamentali nella storia del cinema che hanno inciso profondamente nell’immaginario di molti spettatori

La finestra sul cortile

Ci sono opere che restano nell’immaginario dello spettatore cinematografico per tutta la vita.  Sono film magici perché in grado di creare una sorta di ambiente originale e particolare al quale non si riesce a resistere. Sono quei film per cui morire o, se volete, da portare nella famosa isola deserta: opere che attraggono, ma spesso anche cambiano nel corso degli anni quando le rivediamo.

Ma se dovessimo sceglierne un pugno, a quali titoli non rinunceremmo? Vediamone alcuni in ordine sparso.

Iniziamo con Il grande sonno (1946) di Howard Hawks, con Humphrey Bogart e Lauren Bacall. Già il bianco e nero si addice tutto all’adattamento più famoso del romanzo di Raymond Chandler. Impossibile non sprofondare per l’ennesima volta nella ragnatela dei misteri e dei colpi di scena che sono di sicuro l’arma migliore di quella splendida storia di ricatti e assassini.

Questo l’abbiamo citato tante volte. Che ci volete fare, è proprio uno dei nostri favoriti: Memento (2000) di Christopher Nolan, con Guy Pearce invischiato in una storia incredibile, per la memoria a breve termine che si dissolve. Impariamo anche a comprendere quanto sia sottile il gioco di percezione e narrazione. Nolan è riuscito con questo film a creare una narrazione sensoriale unica che, siamo sicuri, rimarrà scolpita nell’immaginazione di molti spettatori.

Impossibile non citare poi Rashomon (1951) di Akira Kurosawa. Un film fuori dal tempo e dallo spazio, con coordinate permanenti in una dimensione multiprospettica da capogiro. Una delle opere fondamentali per comprendere il relativismo delle azioni umane viste da più soggetti. Una sorta di Pirandello trasferito in Estremo Oriente. Per capire quanto sia vicina e lontana ogni tipo di verità.

Altro fondamentale è La finestra sul cortile (1954) con Jimmy Stewart e Grace Kelly. Qui si aggiunge il genio stupefacente di Alfred Hitchcock. Una storia che più passa il tempo e a rivederla sembra sempre più dannatamente allucinante e perversa, quasi un gioco ossessivo.  Tutto ciò che è osservato dal protagonista riesce a innervosirci e aumentare la tensione.  Da una parte vogliamo credere, dall’altra sentiamo tutta l’impotenza di essere testimoni in ogni caso di un possibile evento o di qualcosa di fantasticato dal nostro cervello.

Chiudiamo con Il silenzio degli innocenti (1991) di Jonathan Demme, con Jodie Foster e Anthony Hopkins nel ruolo indimenticabile di Hannibal Lecter. Qui siamo dalle parti dell’incubo ad occhi aperti. Il silenzio degli innocenti è davvero uno dei film più inquietanti degli ultimi decenni, molto di più di qualunque altro horror, perché incide in modo permanente su una parte ancora più profonda e sconosciuta della mente o forse dell’anima umana.

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