Il Sundance film festival ha proposto una lista di piccole perle per avvicinare il tema delicato della salute mentale, disponibili on line
Quando si parla di Sundance Film Festival, nella maggior parte dei casi è una garanzia di qualità e indipendenza cinematografica, nella migliore delle forme che il cinema americano può offrire.
Ecco quindi una accurata selezione di sette produzioni che hanno solcato il tappeto rosso del Sundance, per attirare l’attenzione su un tema sfaccettato a cui il cinema sa rivolgersi con fascino e cura: la salute mentale
Il primo consiglio del festival di Redford recupera l’opera prima da regista straordinariamente scritta e diretta da Maya Forbes, Teneramente folle: uscito l’anno scorso, questa è la storia di una padre che soffre di un disturbo bipolare, ma anche di un incondizionato amore per le figlie, che si troverà a gestire mentre la madre cerca di provvedere alla famiglia a chilometri di distanza. Il film è stato scritto traendo spunto dalle vicende personali della regista, ed è valso la nomination ai Golden Globe a Mark Ruffalo che interpreta il padre e protagonista esuberante della vicenda. Il film si recupera online da GoWatchit a questo link.
Il secondo consiglio risale al 2009, quando Dana Perry decide di mettere insieme i filmini della propria famiglia e rivelare la storia del figlio Evan Perry, diagnosticato di disturbo bipolare, che a 15 anni si è tolto la vita. Boy Interrupted è una terapia anche famigliare, dove l’indagine passa attraverso i compagni di scuola, gli amici, i medici e i famigliari tutti che mettono a nudo la vita di Evan e cercano di accettare la sua scomparsa. Un processo che ricorderà l’altro straordinario documentario e strumento catartico che fu Dear Zachary: A Letter to a Son About His Father.
Running from crazy è il terzo titolo della selezione Sundance: uscito nel 2013, il film incrocia la storia delle tre generazioni seguenti al grande Ernest Hemingway, la cui famiglia sopporta il peso di un passato di abusi, suicidi e malattia mentale. La voce narrante è la modella e attrice Mariel Hemingway che conduce il viaggio nella verità dei segreti famigliari e nell’intimità di un peso grave di cui per anni si è fatta carico. Running from crazy su GoWatchit a questo link.
Uno tra i vincitori dell’edizione del 2011 è il documentario Hell and Back again, un film composito che muove l’attenzione su di un problema molto diffuso negli Stati Uniti: la sindrome da stress post-traumatico che colpisce moltissimi militari di ritorno dalle missioni di guerra. Questa storia diretta da Danfung Dennis, che ha ottenuto un incredibile consenso sia dalla critica che dal pubblico, si concentra sul sergente Nathan Harris e il suo complesso e travagliato ritorno a casa, in Nord Carolina, con tutto il pacchetto di tumultuosi ricordi e incubi che infesta la sua testa. Il film è recuperabile da GoWatchit a questo link.
Segue un racconto del 2006 che interessa i disturbi alimentari, perché anche di questo non si dimentichi di parlare. Nel suo esordio al documentario, Lauren Greenfield accede ad una struttura di recupero in Florida e segue da vicino la storia di quattro donne afflitte da anoressia, che cercano di ritrovare il proprio equilibrio: Thin è un film toccante, visibile a questo link.
[Leggi anche: Recensione di Teneramente folle | Ruffalo papà bipolare in una commedia senza picchi di follia]
Torniamo alla fiction con un film drammatico diretto da Sandra Nettelbeck; forse non il meglio riuscito della selezione qui presentata, Helen è la storia della vita perfetta dell’omonima protagonista (Ashley Judd) che cade nel tunnel della depressione fino al punto da distaccarsi dalla propria famiglia. Anche questo è visibile online a pagamento, consultate questo link di GoWatchit.
L’ultimo consiglio su cui il Sundance si spende, è nuovamente un documentario: The devil and Daniel Johnston, che traccia il profilo Daniel Johnston appunto, musicista depresso, perseguitato da turbate visioni del diavolo e una sindrome bipolare, utilizzatore di droghe e genio sregolato. Il suo ritratto è ricostruito grazie al materiale d’archivio e alle testimonianze di amici e famigliari, sebbene sia la musica il più grande veicolo comunicativo per questo prodotto. Non risulta infondato il paragone con il recente Amy, da poco uscito nelle sale. The devil and Daniel Johnston è visibile a questo link.
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