Da "La mia notte con Maud" a "La notte brava", ne sono accadute, sul grande schermo, dopo il calar del sole. Una rassegna.
La notte, da sempre ispiratrice di versi e opere d’arte. Le sue valenze simboliche, le sue seduzioni, i suoi pericoli non potevano non offrire linfa creativa al cinema che, infatti, l’ha filmata, rappresentata e deformata in vario modo. Molto più che un semplice contenitore cronologico, soprattutto in costrutti drammaturgici concepiti secondo unità temporale (e, talvolta, spaziale), la notte è stata variamente elevata a causa efficiente, osservatrice (in)discreta degli eventi, co-protagonista… Una top five di casi paradigmatici.
1. La mia notte con Maud (Ma nuit chez Maud, 1969)
Che coppia, Françoise Fabian e Jean-Louis Trintignant! E che film, un capolavoro! Nel quarto dei suoi Racconti morali, Éric Rohmer ripropone l’antinomia tentazione-fedeltà collocandola all’interno di una notte satura di lusinghe e inviti alla trasgressione, che occupa l’atto centrale della sceneggiatura e si concluderà, nella migliore tradizione rohmeriana, con un “nulla di fatto”. Il maltempo induce Jean-Louis ad accettare, dopo una cena tra amici, la proposta di Maud, un’affascinante divorziata, di dormire da lei. Nonostante l’interesse della donna per lui, forse contraccambiato, Jean-Louis rimarrà fedele alla ragazza che ha scelto come compagna di vita e la nottata trascorrerà in sublimi conversazioni filosofiche su predestinazione, volontà, amore, per adagiarsi, quindi, in un casto sonno.
2. La notte (1961)
Uno scrittore in deficit esistenziale e la moglie (Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau) si abbandonano al flusso anestetico di una notte mondana, tra ricevimenti, blandi richiami della carne e (im)possibili deviazioni dalla via maestra. Al mattino si lasceranno andare a un disperato amplesso. Nel secondo capitolo della trilogia dell’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni, la notte sembra cavar fuori dai personaggi i loro sottaciuti dolori. Da antologia la scena in cui un’annoiata Monica Vitti, il più malizioso tra gli incontri del protagonista, gioca con le perle sul pavimento.
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3. Ingenui perversi (Niewinni czarodzieje, 1960)
Opera capitale della nouvelle vague polacca, sceneggiata da Jerzy Skolimowski e diretta da Andrzej Wajda; ritratto di una gioventù spaesata e incerta sui propri sentimenti, spesso mascherati dietro un cinismo di facciata. Ma una notte può cambiare la vita. Perso l’ultimo treno della sera, Pelagia viene ospitata nel suo tugurio da Bazily, medico e musicista dilettante. E il film diventa un Kammerspiel ad alta tensione erotica. I due si scherniscono, si insultano, si feriscono, giocano a un umiliante strip poker. Un imprevisto li separa. Il mattino li ricongiunge.
4. Fuori orario (After Hours, 1985)
Paul (Griffin Dunne) è un lavoratore a modo che, per un banale incidente, una sera non riesce a rincasare. Verrà trascinato in un marasma di disavventure, prima di tornare, il mattino dopo, alla sua regolare scrivania. La notte diviene, nella graffiante black comedy di Martin Scorsese, sintesi e campionario di quell’inferno metropolitano che il regista ha messo in scena in più occasioni, ma anche un tragitto di perdita dell’innocenza.
5. La notte brava (1959)
Seguendo tre teppisti di borgata (Jean-Claude Brialy, Franco Interlenghi, Laurent Terzieff) in una notte di bagordi, Mauro Bolognini realizza uno dei suoi film migliori, asciutto e realistico, sul quale si avverte la longa manus di Pier Paolo Pasolini, che firma il copione ispirandosi liberamente a Ragazzi di vita. Tra incontri sbagliati, furti e disillusioni, la notte non si concluderà come sperato, rivelandosi un’iniziazione alla rabbia e al disincanto.
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