La prestigiosa rivista francese dei Cahiers du cinéma svela la sua classifica dei 10 migliori film del 2014. Tra i titoli citati, "Adieu au langage - Addio al linguaggio" di Jean-Luc Godard, "Mommy" di Xavier Dolan e "Si alza il vento" di Miyazaki
Rimane, in definitiva, la rivista più amata e rispettata dai cinefili di tutto il mondo. Stiamo parlando dei Cahiers du cinéma, fondata nel 1951 da André Bazin e Jacques Doniol-Valcroze. Nel corso dei decenni, tra i suoi scrittori si sono alternate rinomate firme diventate poi anche registi affermati, e pensiamo a Eric Rohmer, Jacques Rivette, Jean-Luc Godard, Claude Chabrol, François Truffaut, Olivier Assayas, André Téchiné, Patrice Leconte, Chris Marker, e altri ancora. Con un passato così glorioso, è inevitabile rimanere un oggetto di culto, seguitissimo e citatissimo, capace di lanciare nuovi autori e di stabilire tendenze e direzioni. Ora, la rivista ha annunciato la sua top 10 dei migliori film dell'anno, vediamo in dettaglio chi è riuscito ad entrare nella prestigiosa classifica.
La scelta più interessante cade sicuramente al primo posto, ovvero P'tit Quinquin di Bruno Dumont, che è in verità una mini serie televisiva andata in onda sull'emittente Arte. Viene da chiedersi, a questo punto, quando è che prodotti cinematografici e televisivi si uniranno totalmente in classifiche del tipo “Migliori Visioni dell'anno”, senza più divisioni e categorie appartate. In fondo, che il linguaggio sia finito lo dice lucidamente anche Godard in Adieu au Langage, al secondo posto della lista, così come la terza posizione di Under The Skin, ultima pellicola di Jonathan Glazer che richiama con ovvia palesità il mondo della video-arte. Insomma, il cinema si è moltiplicato diramandosi fino ad inglobare tutto ciò che è immagine in movimento, estrema e magnifica rimediazione audiovisiva, apocalisse al cubo di una settima arte ormai blob multiforme più inafferrabile che mai.
[Leggi anche: I Cahiers du Cinéma festeggiano a New York]
La linea editoriale dei Cahiers è chiarissima, basti vedere gli autori in lizza: ecco il David Cronenberg di Maps to the stars e il Lars Von Trier di Nymphomaniac, passando per l'Hong Sang-soo di Our Sunhi e l'Hayao Miyazaki di Si alza il vento. Pellicole che sanno sempre di morte, o comunque di addio (a Hollywood come nel caso dell'autore canadese ex cantore della nuova carne; alla propria carriera per il sensei nipponico), di buco nero senza rivelazioni e di opere che, direbbe Truffaut, contengono sempre “un'idea sul cinema e sul mondo”. In questo caso: idee decadenti. Sorprendente, effettivamente, l'inserimento di un titolo come I toni dell'amore di Ira Sachs, ennesimo colpo di genio di una top 10 che riesce a meravigliarti quando ormai pensi di aver capito tutto.
Lunga vita ai Cahiers du cinéma:
1. Bruno Dumont - Li’l Quinquin
2. Jean-Luc Godard - Adieu au langage
3. Jonathan Glazer - Under the Skin
4. David Cronenberg - Maps to the Stars
5. Hayao Miyazaki - Si alza il vento
6. Lars von Trier - Nymphomaniac
7. Xavier Dolan - Mommy
8. Ira Sachs - I toni dell'amore
9. Alain Cavalier - Le Paradis
10. Hong Sang-soo - Our Sunhi
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