Ritratto di Erika Favaro
Autore Erika Favaro :: 5 Dicembre 2015

L'attenzione per la fotografia, i giochi cromatici e il design sono tutti elementi che accrescono la qualità di un film, ecco alcuni titoli in cui forma e contenuto trovano equilibrio perfetto

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Spesso quando qualcuno dice che un film è stilisticamente e visivamente valido, molti pensano subito a una debolezza nel contenuto o a una pellicola per intellettuali appassionati di cinema d’avanguardia. È ovvio che si tratta di preconcetti privi di fondamento: un film diventa una grande opera d’arte quando riesce a conciliare forma, stile e contenuto. Ecco alcuni titoli in cui i registi hanno potuto contare su felicissime collaborazioni con costumisti, designer, artisti ed illustratori, tutto in funzione dell’universo cinematografico.

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Il film in cui si racconta il rapporto amoroso tra un uomo solo (Joacquin Phoenix) e la voce di un sistema operativo (Scarlett Johansson) aveva già di base una sceneggiatura ricca e originale. Ciò che però rende magnifico il film di Spike Jonze è il ritratto di un futuro immaginario e realistico allo stesso tempo, la gamma di tinte pastello e la luce curata dal direttore della fotografia Hoyte Van Hoytema.

Melancholia
Lars Von Trier può essere amato ed essere odiato, il bello è che si possono provare entrambi i sentimenti anche durante la visione di un unico film. Melancholia può trattare la depressione in modo forzato e discutibile, ma nulla si può dire sulle immagini dedicate al pianeta che sta per scagliarsi contro la Terra. Tutto sulle note di Wagner.

La grande bellezza
Lo stesso discorso fatto per il regista di Dancer in the dark può essere fatto per Paolo Sorrentino. Al di là di tutte le polemiche italiane sorte dopo l’Oscar a La grande bellezza, non si può non lodare la sua capacità di creare suggestive composizioni visive. Le atmosfere sospese con cui descrive Roma restano indelebili nella mente, così come la luce dorata e antica della capitale vista attraverso gli occhi del direttore della fotografia Luca Bigazzi.

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La vita di Adele
Tutti i movimenti di macchina nel film Palma d’Oro a Cannes nel 2013 sono pensati per descrivere l’amore tra le due protagoniste. La macchina a mano e i primissimi piani servono per raccontare le emozioni, la luce è estremamente naturale, quasi come se si trattasse di un documentario. La vita di Adele in molti paesi si chiama Blue Is the Warmest Color e non è un caso che il colore in questione torni più volte all’interno della pellicola, a conferma del fatto che anche il blu può essere un colore caldo, che l’amore può anche non essere sempre e solo rosso.

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