Ritratto di Erika Favaro
Autore Erika Favaro :: 24 Giugno 2016

Sembra strano, ma anche negli anni ottanta esisteva il cinema d'autore ed in Europa sono stati diretti alcuni capolavori che sarà impossibile dimenticare

L'ultimo metrò

Gli anni ottanta spesso vengono associati ad un momento di scarso fervore culturale nella cultura europea, sappiamo però che nonostante molti stili del tempo risultino oggi discutibili o quasi ridicoli, nel cinema – come in tutte le arti – ci sono state delle perle di altissimo valore. Non solo il boom delle televisioni via cavo, gli anni ottanta sono stati anche un momento di rinnovamento, di entusiasmo e di benessere economico che oggi, in un periodo di crisi e scoraggiamento, possono aiutare a capire il nostro presente. Ecco alcuni dei migliori film di quei dieci anni:

L’ultimo metrò
Purtroppo il film del 1980 è uno degli ultimi lavori di François Truffaut, morto di tumore nella sua Parigi nel 1984. Il regista de I 400 colpi aveva vissuto gli anni della guerra e si ricordava benissimo cosa volesse dire sopravvivere nella Parigi occupata dai Nazisti. L’ultimo metrò infatti è ambientato nella ville lumière del 1942, all’interno di un teatro in cui si rifugiano una compagnia di attori e Marion Steiner, moglie di un regista ebreo. Nonostante Truffaut abbia poi lavorato ad altre due pellicole, è questo l’arrivederci definitivo al mondo del cinema.

Fanny e Alexander
Il mondo del cinema nel 1981 è entrato in crisi quando Ingmar Bergman annunciò che Fanny e Alexander – kolossal in cui il maestro svedese racconta una famiglia dell’alta borghesia all’inizio del Novecento – sarebbe stato il suo ultimo film. Per fortuna si trattò di un falso allarme visto che in seguito Bergman continuò a dirigere gli attori anche soprattutto in tv e in teatro. Fanny  e Alexander però resta uno dei più lunghi, ricchi e densi film della storia del cinema, la storia di due fratelli adolescenti che devono affrontare la morte del padre e i dubbi religiosi ed esistenziali che ne conseguono.

Nuovo Cinema Paradiso
Non si sa bene perché, ma spesso le città italiane riescono a trasmettere un’incantevole nostalgia per il passato. È quello che succede anche nel film di Tornatore in cui il regista ripercorre le tappe che l’hanno portato ad innamorarsi della settima arte. È  la storia di Salvatore, regista affermato che torna nel suo paese d’origine per partecipare ai funerali di Alfredo (Philippe Noiret), il proiezionista che gli fece scoprire la magia del cinema fin da quand’era piccolo.

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Heimat
Dopo Fanny e Alexander un’altra prova di come la televisione possa ospitare il grande cinema e le storie epiche delle grandi famiglie europee. È un progetto immenso con cui il regista Edgar Reitz ha voluto raccontare un secolo di storia tedesca seguendo le vicende della famiglia Simon. Più di 900 minuti di film, in patria venne trasmesso alla tv come una mini serie mentre nel resto del mondo venne diviso in singoli film per il cinema. Un giovane abitante del villaggio di Schabbach nel 1919 decide di lasciare casa e famiglia e di partire per esplorare il mondo, Heimat però rimane nel suo villaggio, per raccontare l’evoluzione di un paese che sarà uno dei protagonisti più tragici del Novecento.

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