Grande grattacapo per gli organizzatori tedeschi del Film Festival di Berlino: come convogliare il grande mercato cinese se le date del festival coincidono con il Capodanno Cinese?
Se può esistere una forza economica in grado di cambiare le date di uno dei festival più longevi d’Europa, la Berlinale, quella è senz’altro la Cina. Non è garantito che gli organizzatori tedeschi si muoveranno in questa direzione, ma è evidente la sovrapposizione tra uno degli appuntamenti più importanti per il mercato cinematografico mondiale e le celebrazioni per il Capodanno Cinese dia da riflettere.
Questa festività racchiude infatti per il popolo cinese il valore che ha non solo il Capodanno all’Occidentale, ma anche il Natale. Le famiglie tendono a ritrovarsi, rientrando nelle rispettive località native, creando uno spostamento massiccio a ridosso dell’evento, ed un impressionante addormentarsi delle grandi città, svuotate dagli abitanti non originari del posto. Insomma, si torna tutti a casa, e si resta in famiglia.
Ecco quindi che per i professionisti cinesi diventa una scelta ardua il rinunciare a queste celebrazioni per la partecipazione all’evento di Berlino, se non direttamente coinvolti con film in lizza per qualche premio. Tuttavia, l’intesa tra il festival e la cinematografia cinese ha radici che affondano nel passato, addirittura nel 1957, con la vittoria di Chun Yen, The valley of the lost soul. Al giorno d’oggi, Berlino insieme a Cannes, è uno degli alleati di forza della sopravvivenza culturale di un cinema vario e alternativo, o semplicemente diversamente pensante, della Cina.
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Il festival di Berlino in realtà, era nato come appuntamento estivo, poi spostato al freddo inverno berlinese per una questione logistica: Cannes a maggio, Locarno ad agosto, Venezia a settembre. Luglio è piuttosto un mese di riposo per la città stessa: ecco la scelta è sembrata dovuta per l’inizio dell’anno. Ma ad oggi, con il Sundance che ha conquistato sempre più dignità e che termina giusto poche settimane prima, non pare essere del tutto campata in aria la possibilità di ritardare di qualche settimana l’evento accogliendo così anche quella fetta di Asia che rappresenta il secondo botteghino mondiale (votato al sorpasso di chi conduce). Uno spostamento limitato nel solo mese di febbraio non avrebbe grande effetto, poiché il Capodanno Cinese, basandosi sul calendario lunare, oscilla ogni anni tra l’inizio di gennaio e la fine di febbraio. Inoltre, la considerazione avanzata da diversi del settore riguardo alla rigidità del clima berlinese a febbraio, non è certo da ignorare. Ecco che la soluzione potrebbe essere la metà di marzo, anche se questo spostamento avrebbe certe ripercussioni sui ritmi di altri festival minori o sugli stessi equilibri dei broadcaster e produttori.
In ogni caso, non sembra essere una possibilità da considerarsi a breve termine. Seppure, pur sempre una possibilità.
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