Ritratto di Rosa Maiuccaro
Autore Rosa Maiuccaro :: 20 Giugno 2014

Icona della comicità americana, Ben Stiller, è stato l’ospite più atteso e più applaudito della sessantesima edizione del Taormina Film Festival, dove ha parlato dell’importanza dell’autoironia e dell’impatto delle nuove tecnologie sul cinema

Ben Stiller al Taormina Film Festival

La prima volta su un set aveva 10 anni Ben Stiller, che di anni oggi ne ha 49. È cresciuto in una famiglia di artisti che ha fatto di lui quasi un predestinato. “Io e mia sorella li seguivamo in tour. Lo spettacolo faceva parte di noi. Poi dai 7 anni ho incominciato a guardare film e non ho più smesso. Ora che ho dei figli anch’io però capisco la preoccupazione dei miei genitori che potessi intraprendere anche io il loro stesso percorso. Mio padre, in particolare, era molto protettivo perché aveva paura che non avessi le spalle abbastanza larghe per confrontarmi con il difficile mondo dello spettacolo”. A chi gli fa notare che lui, come Clint Eastwood, mostrano un particolare piacere nel filmare, risponde: “Sì, io e Clint siamo uguali, ci paragonano sempre (ride, n.d.r.). La verità è che ho sempre voluto fare il regista. All’inizio non immaginavo neanche che avrei fatto delle commedie. Guardavo i film di Coppola, Scorsese, Al Pacino e volevo essere come loro. Amavo il cinema degli anni Settanta. Poi crescendo mi sono misurato con la commedia ma è successo senza che lo volessi realmente. Vorrei riuscire a diventare come Eastwood, che è bravissimo a fare film di tutti i generi e a mantenere alta la qualità nel tempo”. Sono moltissimi gli attori ai quali è legato da un profondo rapporto d’amicizia, ma per citarne alcuni: “Owen Wilson e Jack Black sono miei amici da oltre 20 anni. Abbiamo cominciato insieme pur non facendo le stesse cose. Amo lavorare con loro perché sul set c’è familiarità e fiducia". Poi riguardando i film che sono diventati dei veri e propri cult per i giovani come Zoolander, afferma: “Rivedendomi devo dire che ho veramente poco a che vedere con Al Pacino (ride, n.d.r.)”. 

Ma come nascono gli eccentrici personaggi interpretati da Ben Stiller? “Bisognerebbe trattare ogni scena di un film come un episodio di vita reale. Non mi piace forzare l’elemento comico, che deve sembrare naturale. Io poi sono cresciuto nello showbiz e l’aspetto ridicolo di quell’ambiente mi ha sempre fatto molto ridere. Non sono mai stato un figo e ho fatto dell’autoironia la mia arma. Divertire il pubblico non è una cosa semplice perché devi farti capire, entrare in empatia e allo stesso tempo desideri la loro approvazione”. L’attore ha inoltre ricordato la prima volta che ha capito che avrebbe potuto far ridere: “Feci uno spettacolo a New York. Avevo 20 anni e dovevo recitare un monologo. Interpretavo un personaggio pazzo, un soldato incazzato che voleva far saltare in aria il Papa. Quello è stato il momento in cui ho sentito per la prima volta il pubblico ridere a crepapelle. Il live dà sempre molte più emozioni, mi sento a mio agio con il pubblico. Nel girare un film invece si è soli, si può ripetere la scena più volte finché non viene quella giusta e sai che le persone vedranno quel lavoro quasi un anno dopo”. Oltre ai grandi successi cinematografici da I Tenenbaum a Tutti pazzi per Mary e dal divertentissimo Una notte al museo agli esilaranti sketch con Robert De Niro in Ti presento i miei, Stiller è molto attivo nel campo delle web series. “Penso che sia un’opportunità incredibile per esprimere la propria creatività. Si possono fare film con pochi soldi, maggiore libertà e farli vedere al pubblico subito senza preoccuparsi dei numeri del box-office. Vent’anni fa quando ho cominciato era diverso. Oggi non ci sono scuse per non esprimerci al meglio”.

Un attore ma anche un autore, un regista con grandi capacità come dimostra il suo ultimo lavoro, I Segreti di Walter Mitty. “Quando fai un film sei quasi sempre un sognatore ad occhi aperti perché devi fabbricare delle immagini nella testa. Anche se il film è realizzato da un collettivo, quello è un processo molto individuale. Devi avere le idee molto chiare su ciò che si vuole perché un buon film è il risultato di ottime scelte”. Eppure abbandonarsi ad un altro autore non sembra essere un problema per lui. “È una cosa che amo, poi quando il regista è un genio come Wes Anderson non si può che esserne entusiasti. L’unica responsabilità è quella di riuscire a rappresentare perfettamente la loro visione”. Uno dei suoi film più amati rimane Zoolander e sono in molti a pensare che ci sarà presto un sequel. “Siamo al lavoro da diversi anni su questa idea. Non posso dire quando uscirà perché ci stiamo lavorando. Lo faremo un giorno, magari anche tra 10 anni”.

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