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Autore Federica De Masi :: 10 Luglio 2014

La sala è obsoleta? Intervista ad Andrea Romeo, general manager della casa di distribuzione cinematografica "I wonder pictures", che racconta cosa vuol dire distribuire film nel 2014

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Il pubblico cinematografico sta cambiando, la fruzione cinematografica sta conoscendo vie alternative alla sala, per questo motivo il modello di business va ripensato e plasmato sui nuovi canali e metodi di comunicazione. 

Dopo le dichiarazioni di Doug Block, il documentarista indipendente che ha da poco stretto un contratto con l'emittente HBO per la distribuzione del suo ultimo film 112 weddings (presentato in anteprima italiana al Biografilm Festival 2014) sul canale televisivo, la sala sembra sempre più marginalizzata dalla rete complessiva della distribuzione che ormai può avvenire su tanti media diversi.

Abbiamo chiesto ad Andrea Romeo, general manager della casa di distribuzione "I wonder pictures", incontrato alle Giornate professionali di Cinema di Riccione Cinè, cosa pensa a proposito della distribuzione dei film documentari in canali alternativi alla sala cinematografica.
Sono felice che Doug abbia chiuso con HBO, un posto prestigiosissimo, soprattutto per i documentari che faticano a trovare un pubblico da sala. Ci sono molti film che sono più adatti ad un pubblico televisivo perciò non drammatizzerei la mancata uscita in sala, a patto che non si generalizzi: ci possono essere percorsi diversi per arrivare al pubblico. Ben vengano i canali televisivi di qualità come HBO o SKY arte in Italia, luoghi che hanno un pubblico per il documentario di qualità. Non so quale sarà il futuro della sala cinematografica quando il digitale arriverà a maturità. Credo che i prossimi due anni saranno cruciali e per questo continuerei a far scegliere al pubblico cosa vuole e dove vuol vederlo. Però la sala resta un luogo importante: ad esempio con la distribuzione di Sugarman abbiamo potuto capire solo dalle sale il potenziale che il film poteva avere anche a livello televisivo.

Tv e web sono i nuovi luoghi del cinema e in particolare del documentario che si presta bene per il proprio linguaggio anche ad essere distribuito in canali alternativi.
Non ci potrà essere posto in sala per tutti i documentari di qualità che si stanno producendo.

Quali sono le strategie per portare il pubblico in sala a vedere film documentari?
Sarebbe importante valorizzare ogni singolo documentario come si fa per ogni film di fiction. Perciò non è necessaria nessuna operazione sul documentario in sala, differenziandolo dagli altri film in cartellone. Si dovrebbero programmare i doc buonissimi dandogli visibilità tramite un'adeguata campagna alla pari degli altri film in uscita per renderli competitivi e appetibili.

La "I wonder pictures" è nata nel 2013 con lo scopo di distribuire documentari di qualità: ad un anno dalla nascita qual è il bilancio?
Ci siamo avventurati al buio avendo un credo preciso: che il prodotto buono trova pubblico e soprattutto ripaga. Siamo stati premiati dal buio in cui ci siamo avventurati senza pensare di sapere cosa sarebbe accaduto dopo. Bisogna ricordarsi che tutto è imprevedibile: ora non è importante guardare la mappa ma sentire sui piedi dove fare il passo successivo a medio, breve termine. In questo momento cinematografico c'è bisogno di prudenza ma anche un pizzico di coraggio. Perciò meno fiducia nelle propria potenzialità e più fiducia nel prodotto.

Nel listino I wonder quest'anno s'inseriscono anche due prodotti di fiction indipendente. Due titoli accattivanti che usciranno in sala prima dello scadere del 2014: Jimi all is by my side e Frank. C'è un film che avresti voluto distribuire?
Boyhood, il progetto cinematografico di Richard Linklater durato 12 anni in cui si racconta la storia di una famiglia l'ungo l'arco di 12 anni reali, che se non l'avesse distribuito la Universal mi sarei impegnato per distribuirlo. Ma sono molto lieto che lo abbia preso una major.  Sono convinto del potenziale di questo film ed è un film in meno su cui lottare per trovargli un film in sala.

Andrea Romeo è anche il direttore artistico da 10 anni del Biografilm Festival che si svolge a Bologna e che si dedica alle biografie cinematografiche di personalità di rilievo.

Di chi manca la biografia?
Ce ne sono moltissime, in proiezione l'universo mondo. Vorrei un Enrico Mattei cinematografico: una biografia che non si risolva solo nel Caso Mattei ma che tiri fuori le contraddizioni e la visione dell'Italia, quando il nostro paese è divenuto grande. Una biografia che mancava, che è stata realizzata e che aspetto con molto entusiasmo che sia candidato un candidato naturale all'Oscar è Allan Touring, il creatore del mondo in cui viviamo, quello dei computer. È la biografia che tutti vorranno vedere ed ha il potenziale di diventare il 12 anni schiavo di quest'anno.

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