In occasione della consegna del premio Samurai Award al Tokyo International Film Festival, Takeshi Kitano critica il mercato cinematografico del Giappone
Riceve il premio Samurai Award il maestro Takeshi Kitano, per i suoi meriti nel saper creare film innovativi e moderni allo stesso tempo. È in compagnia di Tim Burton nel celebrare questa prima edizione del premio conferito dal Tokyo International Film Festival.
Tuttavia Kitano, invitato poi a parlare sul tema “Presente e futuro del cinema Giapponese” non si è limitato nei commenti. La sua fama nei pubblici interventi in patria lo precede, tanto che il suo nome d'arte Beat Takeshi non poteva che essere meglio centrato. È considerato uno dei maggiori registi viventi asiatici, e ha all'attivo in qualità di regista poco meno di una ventina di produzioni molto diverse tra loro, tra cui non si possono non nominare L'estate di Kikujiro (1999), Brother (2000), Zatoichi (2003), Outrage (2010) e il sequel Outrage Beyond (2012). Ma il suo contributo artistico celebrato a Tokyo abbraccia in realtà una molteplicità di aspetti artistici, tra cui la pittura e la recitazione: quest'ultima, gli è valsa un'incredibile quantità di premi, in particolare per Hana-bi – Fiori di fuoco (Leone d'Oro nel 1997).
Ecco che il regista ha approfittato di questo intervento pubblico a Tokyo per commentare irritato la situazione odierna del cinema giapponese. Egli ha sottolineato come il mercato giapponese risenta tremendamente della asfissiante presenza delle Major, al punto che ottimi film non percorrono la strada degli Academy se non sono sostenuti da una tra TOHO, Toei, Shochiku e forse Nikkatsu. Il dettaglio che rende queste case di produzione invasive è la mancanza di una vera distinzione tra il polo produttivo e quello distributivo. “Mi irrita. Film che non appartengono a queste compagnia non vengono quasi mai nominati. E i giornali non ne parlano, poiché ricevono pubblicità.” Sarà un caso che nessuno dei suoi film, dopo oltre trent'anni di carriera, ha mai percorso la strada verso gli Oscar?
Continuando, il regista giapponese sembra evidenziare una realtà piuttosto comune anche altrove: “È difficile sopravvivere se non si dà retta agli Studios”, ha dichiarato. “Al fine di evitare di essere vincolato a loro, uno deve essere capace di guadagnare in altro modo.” Ed in effetti lui è un maestro in queste esperienze, avendo dei trascorsi difficilissimi e un inizio nel mondo dello spettacolo, del cabaret per essere precisi, in locali poco raccomandabili e frequentati da gangster.
Stimolato poi da uno spettatore in platea, ha commentato anche l'inclinazione sempre più invadente del cinema di Hollywood di portare sul grande schermo gli eroi dei fumetti: “Se fai un film da qualcosa che ha già ottenuto successo commerciale, è molto probabile che tu possa attrarre un pubblico – ecco tutto.” Ma probabilmente la questione è anche meglio identificata da quanto segue: “Le compagnie cinematografiche non hanno il coraggio di pagare degli sceneggiatori sconosciuti”, un male che potremmo dire, non interessa soltanto il Giappone. “Ma non importa quanto tu ti lamenti, dal momento che sei nel business cinematografico, ecco come funziona. Spero solo che possiamo fare buoni film anche all'interno del processo”.
Dopo l'uscita di Outrage e Outrage Beyond, Kitano è attualmente al lavoro sul secondo sequel, che lo troverà ancora impegnato con un film Yakuza, lontano dalle sue poetiche di vita iniziali. L'uscita del terzo episodio della trilogia è prevista per il 2016.
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